di Marina Crisafi - Pubblicata ieri sulla Gazzetta Ufficiale (n. 70/2016), da oggi entra in vigore la legge n. 41/2016 che istituisce i reati autonomi di omicidio stradale e lesioni personali stradali, con pene fino a 12 anni di carcere (che possono arrivare a 18 nei casi più gravi), prelievi coattivi per stabilire se il conducente si trova in stato di ebbrezza, arresto in flagranza obbligatorio e revoca della patente.
Numerose le novità della legge, che ha fatto e continua a fare discutere, per l'impianto sanzionatorio estremamente severo, visto da molti come non conforme al principio di proporzionalità tra illeciti e sanzioni, in quanto non colpisce soltanto i c.d. pirati della strada ma anche coloro che commettono infrazioni diffuse, la cui gravità andrà valutata caso per caso.
Le nuove sanzioni, infatti, possono scattare anche per chi effettua manovre pericolose, come l'eccesso di velocità, il passare col rosso, il circolare contromano o il fare inversioni di marcia in corrispondenza di intersezioni, curve o dossi, o ancora il sorpasso in corrispondenza di una linea continua o di un attraversamento pedonale.
È proprio l'equiparazione degli incidenti causati dalla guida in stato di ebbrezza (da alcol o droghe) a quelli derivanti dalle specifiche violazioni del codice della Strada ad aver scatenato le maggiori critiche, anche da parte di coloro che erano favorevoli a un inasprimento delle sanzioni (leggi: "Omicidio stradale: basterà una distrazione per andare in carcere").
Un'assimilazione di condotte che farà rischiare la galera allo stesso modo sia a chi si mette alla guida consapevolmente, pur avendo alzato troppo il gomito o con la mente annebbiata dalla droga, sia agli automobilisti c.d. "normali" che commettono infrazioni a volte attribuibili alle carenze di manutenzione o di progettazione delle strade: basta pensare al sorpasso sugli attraversamenti pedonali che i test qualificati denunciano da anni come poco visibili.
La domanda che sorge spontanea pertanto è se l'Italia potrà permettersi un sistema di sanzionatorio così severo.
La partita si giocherà sulla serietà delle indagini, ma queste passano innanzitutto dalla preparazione degli agenti che effettuano i rilievi sul luogo dell'incidente, con corpi però come quello della polizia stradale, in forte carenza di organico, poi dai periti, cui non è richiesta una preparazione specifica sulla materia essendo chiamati indifferentemente per sparatorie o incidenti, e infine sui magistrati, sottoposti a carichi di lavoro sempre più imponenti che non permettono di affrontare al meglio le indagini.
Il sistema disegnato parte, dunque, già in squilibrio, con sanzioni e colpe certe per gli utenti finali ma senza aver fatto nulla sul fronte degli altri attori da cui dipende la sicurezza stradale.
Per approfondimenti: "L'omicidio stradale è legge. Ecco tutte le novità e il testo"
Vedi anche: Il testo in gazzetta ufficiale
Il reato di omicidio stradale