di Marina Crisafi - Istigazione a delinquere e a disobbedire alla legge. Queste le due ipotesi di reato contestate nell'esposto della Federazione Nazionale dei Verdi nei confronti della trasmissione Porta a Porta per l'intervista al figlio del boss Totò Riina, Giuseppe Salvatore (in occasione del libro dallo stesso pubblicato).
L'esposto è stato firmato da Gianfranco Mascia e sarà presentato alla procura di Roma in queste ore.
Intanto non si placa la bufera che ha colpito la Rai per la scelta di mandare in onda l'intervista al figlio del boss, che, da un lato, vede i vertici aziendali impegnati a difendersi davanti alla commissione antimafia (convocata dopo l'annuncio della decisione) e dall'altro cittadini, associazioni, esperti e opinionisti indignarsi per l'accaduto.
E se la presidente della commissione Rosy Bindi parla di "messaggi inquietanti" lanciati da un'intervista non ad un figlio sul padre ma al "figlio di un capo di Cosa Nostra che ancora mesi fa dal carcere mandava messaggi di morte", e il presidente del Senato Pietro Grasso, fa notare come l'intervista non abbia dato nessun contributo alla conoscenza del fenomeno mafioso, dalla gente arriva una chiara richiesta tramite il noto portale di petizioni online change.org: "chiudere porta a porta" (qui la petizione).
"E' inaccettabile - si legge infatti nella petizione diretta al direttore Rai Monica Maggioni che ha già superato le 126mila firme - che la Rai mandi in onda la puntata di 'Porta a Porta' sulla presentazione del libro del figlio del Boss mafioso Totò Riina, Salvo".
"La Rai è pubblica - conclude il testo - pagata con i nostri soldi! Non possiamo più sopportare questo tipo di trasmissioni, questa finta informazione giornalistica. Non è la prima volta (Vedi Casamonica)".
Nel frattempo, oggi, ha preso vita anche un sit-in davanti alla sede di viale Mazzini capeggiato da Sabina Guzzanti per protestare contro l'intervista, recante lo slogan "Non paghiamo il canone per promuovere Riina e Cosa Nostra".
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