di Marina Crisafi - Possibile la comunione ai divorziati risposati se non vertono in colpa grave. Così papa Francesco, proseguendo sulla via possibilista tracciata già dal Sinodo dei vescovi dell'ottobre scorso, nell'esortazione apostolica "Amoris Laetitia" di oggi ha aperto alla somministrazione dei sacramenti anche ai divorziati, sinora vietata dalla Chiesa.
Certo, non si tratta di un via libera generalizzato alla comunione, ma dato che le situazioni sono diverse, bisognerà agire nell'ottica del discernimento, valutando caso per caso. Insomma, non è più possibile, scrive il papa, "dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta 'irregolare' vivano in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante". Anche perché "il discernimento può riconoscere che in una situazione particolare non c'è colpa grave".
Non c'è, tuttavia, una "nuova normativa generale di tipo canonico - avverte il papa - applicabile a tutti i casi. È possibile soltanto un nuovo incoraggiamento ad un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari, che dovrebbe riconoscere che, 'poiché il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi', le conseguenze o gli effetti di una norma non necessariamente devono essere sempre gli stessi".
E se certi divieti possono essere superati, a favore di una maggiore partecipazione ai "fratelli e sorelle" che possono "vivere e maturare come membra vive della Chiesa", non è così per alcuni punti fermi, come gli "anatemi" sull'utero in affitto, l'eutanasia e la teoria "gender". Secco no anche per le unioni omosessuali, nei confronti delle quali il pontefice, pur premettendo che ogni persona "indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare 'ogni marchio di ingiusta 'indiscriminazione' e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza", ribadisce la posizione del sinodo dei vescovi.
"Circa i progetti di equiparazione al matrimonio delle unioni tra persone omosessuali - afferma infatti - non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia" ed è inaccettabile "che le Chiese locali subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all'introduzione di leggi che istituiscano il 'matrimonio' fra persone dello stesso sesso".
Tornando al matrimonio, quello "regolare", Francesco coglie l'occasione per invitare la chiesa a fare "autocritica", su come in passato è stato presentato, facendo rimanere in ombra il suo "fine unitivo", come l'invito a crescere nell'amore e l'ideale di aiuto reciproco e ponendo l'accento "quasi esclusivo sul dovere della procreazione".
Un ideale teologico, secondo il papa, troppo astratto, artificioso, "lontano dalla situazione concreta e dalle effettive possibilità delle famiglie così come sono". Per non parlare della "dimensione erotica dell'amore": il sesso di coppia in nessun modo va inteso - spiega Francesco - come un male permesso o come un peso da sopportare per il bene della famiglia: la sessualità è un regalo meraviglioso di Dio per le sue creature che abbellisce l'incontro tra gli sposi".