di Marina Crisafi - È stato approvato nel tardo pomeriggio di ieri dal Consiglio dei Ministri il Def, il documento di economia e finanza che contiene le previsioni sull'andamento economico del nostro paese, quelle sulle quali, per intendersi, si giocheranno le riforme in cantiere e gli obiettivi da raggiungere.
Previsioni che incideranno sulla prossima manovra finanziaria e che sono più basse del previsto, visto che la stima di crescita del Pil dell'1,6% per il 2016 (ottimisticamente stimata nel Def 2015) è stata ribassata all'1,2%.
Più realisticamente, quindi, l'esecutivo, prendendo atto della minor crescita dell'Italia, per gli anni successivi, indica ora un +1,4% (per il 2017) e un +1,5% per il 2018.
Ciò significa in soldoni che c'è bisogno dei soldi dell'Europa.
Sul fronte del deficit per l'anno in corso il Governo ha individuato un punto di incontro con la Ue con un indebitamento al 2,3% (via di mezzo tra il 2,2% indicato in autunno e il 2,4% che si raggiungerebbe con la clausola di flessibilità), risultato che si può garantire senza misure drastiche ma solo con i risparmi sulla spesa e il rientro dei capitali (vedi voluntary disclosure).
"Non faremo manovre correttive - ha rassicurato infatti lo stesso premier in conferenza stampa - è un termine che appartiene al passato, è stato rottamato".
Ma nelle pieghe del documento si trova appunto la richiesta implicita di una maggiore flessibilità per il 2017. Stime alla mano, l'Italia chiederà dunque all'Europa per il prossimo anno 11 miliardi (dopo i 16 di quest'anno). Una richiesta "assolutamente compatibile con il quadro Ue - spiega il ministro Padoan e - con le circostanze eccezionali che riguardano il deterioramento del marcato internazionale: una crescita globale più bassa delle attese, una inflazione più bassa". Ciò avviene "nell'interlocuzione con la Commissione Ue che ci fa ritenere tranquillamente che l'1,8% sia compatibile con il quadro europeo". E a chi accusa l'Italia, il ministro replica: "dire che l'Italia chiede troppo è sbagliato, l'Italia è più in regola di altri per ottenere la flessibilità".
Infine, per quanto riguarda il capitolo privatizzazione il governo assicura che centrerà il target 2016. "Stiamo esaminando varie opzioni - sottolinea Padoan - che ci permetteranno di raggiungere l'obiettivo dello 0,5% del pil di introiti".
Per approfondimenti, leggi: la premessa del ministro Padoan al Def