di Marina Crisafi - Circa 1.500 farmaci rischiano di non essere più rimborsati e di gravare sulle tasche dei cittadini. A lanciare l'allarme è la Federazione dei medici spiegando come tutto dipenda dalla stretta contenuta nel "piano della governance del farmaco" presentato dalle regioni al governo.
La proposta, secondo quanto riportato da Adnkronos, sarebbe contenuta in una determina dell'Agenzia italiana del farmaco del 31 marzo scorso sul tema "Equivalenza terapeutica fra medicinali contenenti differenti principi attivi" che, sostiene la Fimmg sarebbe "passato sotto silenzio" ma che, di fatto, indica "passo dopo passo alle Regioni come procedere alla gare di acquisto per farmaci 'equivalenti'".
La determina è stata sospesa per 90 giorni dalla stessa Aifa ma si tratta "solo di una sospensione" per cui avverte il segretario generale dei camici bianchi, Giacomo Milillo, "l'allarme resta alto".
In sostanza, secondo la Fimmg, le "aste per l'acquisto di farmaci equivalenti" corrisponderebbero al taglio della rimborsabilità di circa 1.500 medicinali, tra cui prodotti innovativi e per malati cronici, appartenenti sia alla fascia h (quelli con regime di dispensazione ospedaliera), sia alla "distribuzione diretta" o "per conto", ovvero quelli acquistati dalle Asl a prezzi scontati e poi distribuiti nelle farmacie.
Tutti questi medicinali, dunque, diventeranno a carico degli assistiti, esenti compresi, salvo che questi "non accettino di cambiare terapia utilizzando un farmaco terapeuticamente equivalente", il che, precisano i medici, non significa passare al c.d. "generico" (o farmaco equivalente) ma ad "un medicinale con profilo rischio-beneficio sovrapponibile che può contenere anche un principio attivo diverso". In parole povere, quindi ad "un'altra terapia", un altro percorso assistenziale". E il giro di vite dovrebbe arrivare proprio dalle gare d'acquisto regionali dei medicinali "terapeuticamente equivalenti", oggi già effettuate in alcuni enti, che ora, potrebbero diventare generalizzate, permettendo di "acquistare, al miglior prezzo, un prodotto ed escludendo gli altri che rientrano in quella che, tecnicamente, si chiama 'classificazione Atc di 4° livello'".
Per capire bene di cosa si parla, spiega Milillo, "il primo livello - corrisponde, ad esempio, a - tutti i medicinali per il sistema nervoso centrale, il secondo agli psicoanalettici, il terzo a tutti gli antidepressivi", al quarto invece si trovano varie categorie "tra cui sono classificati i cosiddetti antidepressivi inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (Ssri), che raggruppano circa 38 medicinali diversi con 7 molecole diverse, dalla seretralina (Zoloft, Tatig, Tralisen) all'escitalopram (Cipralex, Entact). E tra questi uno solo, quello che batterà all'asta il prezzo più basso, resterà mutuabile".
In base alla determina sospesa, scrive Adnkronos, i medicinali che potranno partecipare alla gara devono essere in commercio da almeno 1 anno, appartenere alla stessa classe Atc di 4° livello, esibire studi che ne comprovino efficacia analoga a quelli degli altri della stessa classe, avere indicazioni terapeutiche principali sovrapponibili, medesima via di somministrazione e posologia.
Anche se sembra che tra il farmaco che avrà battuto il prezzo più basso e dunque rimborsabile e quelli esclusi dalla rimborsabilità non ci siano differenze, "il danno per gli assistiti ci sarà eccome" afferma Milillo, giacchè, non è sufficiente che un farmaco appartenga "alla medesima classe Atc per avere la medesima efficacia sul singolo paziente, che risponde in modo diverso già se ingerisce la stessa molecola in bustine anziché in pillole, figuriamoci se poi il principio attivo è proprio diverso".
Senza contare che nella determina, non c'è alcuna tutela per la "continuità terapeutica", per cui un paziente potrebbe essere costretto ad utilizzare farmaci diversi anno dopo anno, in base a chi si è aggiudicato le gare per equivalenza. Gare che, chiosa Milillo, "sarebbero un'anomalia tutta italiana nel panorama europeo" e che non si esclude possano essere estese "anche alle altre migliaia di prodotti venduti normalmente in farmacia".
La preoccupazione, dunque, è molto alta, anche per via del pressing delle regioni, e la Fimmg chiederà subito un incontro con il presidente dell'Aifa, Mario Melazzini, per invitarlo a ritirare in toto la determina.