di Valeria Zeppilli - Ecco che arriva, giovedì 16 giugno 2016, il tanto temuto "tax day".
Il Fisco, in questa occasione, dovrebbe incassare circa quaranta miliardi di euro, dato che sono chiamati all'appello sia i contributi e le imposte del modello unico 2016 (visto che la richiesta di proroga avanzata dai commercialisti sembra essere naufragata) che, in particolare, l'Imu e la Tasi.
Nonostante l'esenzione prevista con riferimento a queste ultime per la prima casa, infatti, il denaro che si sposterà a tale titolo dalle tasche dei cittadini a quelle dello Stato è davvero tanto, se solo si pensa che sono oltre venticinque milioni i proprietari degli immobili che non sono toccati dall'esenzione e che giovedì dovranno pagare un acconto complessivo di più di dieci miliardi di euro.
Non solo ricchi proprietari di ville o di case al mare, ma anche comuni cittadini che possiedono una seconda pertinenza dell'abitazione principale, come ad esempio una cantina o un garage.
Fortunatamente per il 2016 c'è anche il blocco delle aliquote, con la conseguenza che queste, pur non avendo subito i (pur possibili) ribassi, non sono comunque state innalzate: l'aliquota media per le seconde case è del 10,53 per mille mentre il costo medio dell'imposta di 1.070 euro (pur se non mancano casi in cui tale cifra è superata anche di molto).
Considerando che la stragrande maggioranza dei soggetti tenuti al pagamento di Imu e Tasi è rappresentata da lavoratori dipendenti o pensionati (ben oltre il 70%), le cifre da sborsare aumentano e i quaranta miliardi si raggiungono facilmente.
I commercialisti sono in affanno e i contribuenti anche, ma ormai non è più possibile rinviare.
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