La data del 4 dicembre è confermata. Gli italiani sono chiamati a esprimere il voto sul seguente quesito referendario: "Approvate il testo della legge costituzionale concernente "disposizioni per il Superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016"?
Ecco cosa cambierà se vinceranno i "SI":
- La Camera diventerà l'unico organo eletto direttamente dal popolo in grado di approvare leggi ordinarie e di bilancio ed esprimere la fiducia al Governo. Il Senato diventerà l'organo di rappresentanza delle autonomie locali e sarà composto da 100 senatori: 95 scelti dai consigli regionali e 5 di nomina presidenziale. Esso potrà esprimere pareri sui testi di legge, ma la Camera potrà ignorarne le proposte di modifica. In sostanza fungerà da raccordo tra Stato, Regioni e autonomie locali e continuerà a partecipare all'elezione del Presidente della Repubblica, dei componenti del C.S.M e dei membri della Corte Costituzionale.
- Il C.N.E.L., organo di consultazione per le leggi in materia di economia e lavoro verrà abolito, così come verranno cancellate dalla Costituzione le Province.
- Una ventina di materie torneranno a essere di competenza esclusiva dello Stato.
- Il quorum necessario per rendere valido l'esito del referendum abrogativo rimane del 50% + 1 degli aventi diritto al voto. La novità consiste in questo: se i cittadini che avanzano la proposta referendaria sono 800.000, invece di 500.000, è sufficiente che vadano a votare il 50% + 1 dei votanti alle ultime elezioni politiche, non il 50% + 1 degli aventi diritto.
- Le firme necessarie ad avanzare una proposta di legge popolare passeranno a 150.000 rispetto alle 50.000 attuali.
Un'ultima precisazione: il referendum non contempla un quorum, pertanto, indipendentemente dalle persone che andranno a votare, tra il "SI" e il "NO" vincerà quello che otterrà più voti.
Questo referendum è nato tra le polemiche, destinate a proseguire e a incendiare le pagine dei giornali fino al giorno delle votazioni. Chi vi si oppone contesta l'intera Riforma costituzionale.
Perché l'opposizione invita a votare "NO". I principali motivi.
- I Senatori non saranno più eletti dal popolo, che verrà privato del potere di eleggere i rappresentati degli interessi locali.
- L'abolizione del bicameralismo non è sufficiente a risolvere i problemi della politica italiana. Il malfunzionamento non dipende solo dal numero dei parlamentari, ma dai privilegi di tutta la classe politica e dalla distanza incolmabile tra la cittadinanza e i suoi rappresentati.
- L'innalzamento del numero delle firme necessarie ad avanzare una proposta di legge popolare rende ancora più complicato l'esercizio concreto di questo strumento democratico.
- Il procedimento di approvazione delle leggi non sarà semplificato. Al contrario, si corre il rischio d'innescare conflitti d'interesse tra organi costituzionali.
- La riforma mira a creare un premierato. I poteri del Presidente del Consiglio non saranno adeguatamente controbilanciati, perché l'influenza ideologica che potrà esercitare sui "suoi" Parlamentari e sugli altri organi costituzionali rischia di essere illimitata.
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