di Marina Crisafi - Basta con le riforme frazionate del processo civile, occorre una razionalizzazione degli interventi sul codice di rito. A chiederlo con forza è l'Associazione italiana dei giovani avvocati con una nota diffusa in data odierna, in seguito all'approvazione nell'ambito della riforma del procedimento in Cassazione di un emendamento che va ad incidere, ancora una volta, e in modo frammentario, sul codice di procedura civile.
Nello specifico, si tratta dell'emendamento (1.0100) approvato il 28 settembre scorso, dalla commissione giustizia della Camera, in occasione della conversione in legge del d.l. n. 168/2016, che, va a riformare, spiega l'Aiga, "una serie di articoli del codice di procedura civile relativi al procedimento in cassazione".
I contenuti della riforma
La riforma in oggetto, si ricorda, è frutto del c.d. "decreto giustizia" (d.l. n. 168/2016) che disciplina una serie di misure riguardanti i processi civili e la cui legge di conversione è attualmente all'esame della Camera.
Alle novità previste dal decreto (che prevede, tra l'altro, la proroga del pensionamento delle toghe ai vertici degli uffici giudiziari, i nuovi tirocini abbreviati a 12 mesi e misure per la celerità del processo amministrativo), si aggiungono quelle della commissione giustizia che ha licenziato il testo per l'aula, apportandovi una serie di modifiche.
Tra queste, appunto, la previsione che nei procedimenti in Cassazione, le udienze in camera di consiglio (per le sezioni semplici) diventino la regola, con possibilità per i difensori soltanto di depositare memorie scritte entro e non oltre 5 giorni dalla data stabilita per l'adunanza. Viene in ogni caso fatta salva la possibilità della trattazione in pubblica udienza, disposta d'ufficio, su richiesta di parte o del pm, laddove si renda opportuna per la particolare rilevanza della questione trattata.
Le critiche sulle "udienze a porte chiuse" senza avvocati
Fatte le dovute premesse, ad una prima lettura, lamentano i giovani avvocati, "salta certamente agli occhi, la modifica dell'art.380 bis in tema di inammissibilità del ricorso e l'introduzione di un'udienza a porte chiuse e col contraddittorio assicurato esclusivamente dal deposito di memorie scritte da parte del Procuratore Generale e dei difensori delle parti".
Un punto, peraltro, già contestato dall'Aiga, in occasione delle osservazioni presentate in relazione al ddl sull'efficienza del processo civile, attualmente all'esame del Senato, per via della "grave compressione del diritto delle parti di interloquire col giudice" presente in tutto il testo "e che raggiunge il suo apice proprio in queste norme". Attraverso l'introduzione di un'udienza a porte chiuse e di un contraddittorio
limitato al mero scambio di comparse, infatti, rincara l'associazione, "si limita fortemente la possibilità delle parti di poter replicare e convincere il Collegio".
Una riforma globale
La proliferazione di tutti questi interventi frammentati in materia, sottolinea l'Aiga, "è fonte di confusione non solo ma soprattutto negli operatori del diritto, siano essi avvocati, magistrati o cancellieri". Occorre pertanto "una modifica integrale del sistema, evitando però la formazione di ulteriori stratificazioni di adeguamenti che difficilmente si attaglieranno su un sistema normativo pensato e scritto su presupposti totalmente diversi". Una riforma organica, in sostanza, anche eventualmente operando "una riscrittura del codice di procedura civile". Nell'attesa, però, l'Aiga rinnova la richiesta, già formulata alla fine di agosto, di una "moratoria sugli interventi al codice di rito". Una richiesta che oggi, conclude l'associazione, "deve essere ribadita e riaffermata con forza. Per la reale efficacia del sistema Giustizia".
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