Il primo procedimento mira ad accertare se la società americana abbia costretto gli utenti ad accettare integralmente i nuovi termini contrattuali, in particolare la condivisione dei propri dati personali con Facebook, facendo loro credere, con un messaggio visibile all'apertura dell'applicazione, che sarebbe stato, altrimenti, impossibile proseguire nell'uso della stessa medesima.
L'effetto di condizionamento, ha specificato l'Antitrust, sarebbe stato, rafforzato dalla "prespuntatura" apposta sull'opzione "Facebook" in una schermata di secondo livello alla quale l'utente accedeva, dal messaggio principale, tramite apposito link.
L'altro procedimento è diretto ad accertare la presenza di clausole vessatorie, inserite nei "termini di utilizzo" di WhatsApp
messenger riguardanti la facoltà di modifiche unilaterali del contratto da parte della società, il diritto di recesso stabilito unicamente per il professionista, le esclusioni e le limitazioni di responsabilità a suo favore, le interruzioni ingiustificate del servizio, la scelta del foro competente sulle controversie che, ad oggi, è stabilito esclusivamente presso tribunali americani.Ma quali potrebbero essere le conseguenze nel caso in cui siano accertati gli illeciti ipotizzati dall'Antitrust?
In Italia ci penserà il Codacons ad avviare una class action
contro WhatsApp, per far ottenere agli utenti il risarcimento appurata la lesione dei diritti dei consumatori. Da non dimenticare lo stop dei Garanti della Privacy dell'Unione europea alla condivisione anche a fini di marketing dei dati degli utenti di WhatsApp, con la casa madre Facebook. Il blocco, richiesto a fine settembre, durerà il tempo ritenuto necessario per approfondire la questione e i risvolti legali della nuova policy sulla privacy annunciata da WhatsApp ad agosto. Ventotto garanti europei per la protezione dei dati personali,"Article 29 Working Group", hanno scritto alla piattaforma di messaggeria istantanea che, a fine agosto ha modificato le sue politiche sulla privacy, annunciando agli utenti la condivisione con Facebook dei loro dati (numero di cellulare, informazioni sui profili personali, status online e quello dei messaggi). Il tutto, previo consenso degli utenti, utilizzabile a scopi pubblicitari e di marketing su Facebook da parte delle aziende. Una mossa che contravviene i termini di utilizzo della piattaforma di instant messaging al momento dell'iscrizione e anche rispetto alle policy fissate al momento dell'acquisizione di WhatsApp da parte di Facebook nel 2014 al costo di 19 miliari di euro.Whatsapp: gli aspetti legali che devi conoscere Whatsapp: raccolta di articoli e questioni legali