di Marina Crisafi - Si chiamano Gianni e Piero e il prossimo fine settimana si uniranno civilmente a Schio nel Vicentino. Ma non sono due omosessuali che vogliono suggellare legalmente la loro unione, bensì due amici, quasi "fratelli" che hanno deciso di sposarsi solo per i benefici che la legge può dare (leggi in merito: "Unioni civili: tutti i punti essenziali della nuova legge").
"Non siamo gay - hanno dichiarato infatti i due in un'intervista al Giornale di Vicenza - ci sposiamo per convenienza". La "coppia" di 56 e 70 anni, che convive già da parecchi anni, prendendosi "cura l'uno dell'altro", ha calcolato i "vantaggi" pratici di cui potrà godere con l'unione, diritti che altrimenti sarebbero negati: a partire dalla reversibilità sino all'eredità e così via.
"Ci sono situazioni - spiegano i due amici - in cui non avere un legame riconosciuto crea difficoltà, come le degenze in ospedale, ma anche per piccole cose, il pagamento delle bollette, del canone Rai: prima che venisse messo in bolletta lo addebitavano ad entrambi".
La notizia ovviamente sta facendo discutere e se dalla comunità omosessuale italiana, il leader Aurelio Mancuso grida alla "truffa morale", la legge Cirinnà di fatto non lo vieta, e del resto neanche la "madre" del testo si scandalizza. "I matrimoni di comodo ci sono sempre stati - osserva infatti la senatrice Pd e se a celebrarlo - sono due uomini che non sono uniti affettivamente ma lo fanno per convenienza, penso che comunque la legge consenta la libertà ai cittadini di farlo".
Sta di fatto avverte Mancuso, che "forse non si rendono conto che la legge sulle unioni civili prevede diritti ma anche doveri", non è in sostanza "un eldorado per chi vuol fare il furbo" e dopo la "lunga battaglia per il riconoscimento delle coppie omosessuali - conclude - non dirò mai loro bravi".
A quanto pare a non essere d'accordo con il matrimonio di comodo è anche il sindaco della cittadina che è contrario alle unioni civili: la cerimonia, infatti, sarà celebrata da un assessore.