di Marina Crisafi - Sale all'11,9% la disoccupazione, con un aumento dell'1,9% nel mese di novembre per entrambi i generi e per le diverse classi di età. Ma l'elemento che desta maggiore preoccupazione nei dati resi noti oggi dall'Istat, "rimane la disoccupazione giovanile, il cui tasso torna a toccare il livello più alto da ottobre 2015, pari al 39,4%". Ad affermarlo sono l'Adusbef e Federconsumatori, in una nota congiunta, avvertendo che "bisogna tenere presente che questo è il livello, già di per sé estremamente elevato, relativo alla media nazionale". Se si guarda, infatti, nello specifico al centro-sud, "la situazione - rilevano le due associazioni - è notevolmente peggiore: la disoccupazione al Sud raggiunge picchi oltre il 60%".
Di fronte a questi dati, affermano i due presidenti Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, "è intollerabile - dunque - che si continui a discutere di tutto fuorché dell'unico, vero, urgente problema che affligge il Paese: il Lavoro".
La situazione è infatti "insostenibile - sottolineano - non solo per i giovani disoccupati, ma anche per le loro famiglie". E a riprova, basta pensare che l'Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha calcolato, che sui bilanci delle famiglie che sostengono figli, nipoti, parenti disoccupati "vi è ogni mese un aggravio di circa 450 euro. Un dato che, in termini generali, opprime la domanda interna e pesa in maniera onerosa sull'intera economia".
L'osservatorio ha stimato, inoltre, che se il tasso di disoccupazione tornasse ai livelli pre-crisi del 6% (pur sempre eccessivi) "la capacità di acquisto delle famiglie aumenterebbe di circa +40 miliardi di euro l'anno (dal momento che le famiglie non sarebbero più costrette a destinare parte del loro bilancio al mantenimento di figli e nipoti disoccupati); con i contributi di chi passerebbe da disoccupato ad occupato il fondo pensionistico avrebbe un incremento di circa 15 miliardi di euro".
E mentre da più parti si grida al fallimento del Jobs Act, i consumatori chiedono un intervento immediato da parte del Governo, per avviare con urgenza il "Piano Straordinario per il lavoro" invocato da tempo. Un piano "indispensabile per far ripartire l'intero sistema economico in maniera strutturale e duratura" che preveda "lo stanziamento di investimenti e risorse alla ricerca, allo sviluppo tecnologico, alla modernizzazione, alla realizzazione di infrastrutture, alla messa in sicurezza antisismica, nonché alla valorizzazione dell'offerta turistica: tutti settori chiave su cui puntare per creare nuova occupazione per i giovani e, al contempo, aprire una nuova fase di crescita per l'Italia".
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