di Gabriella Lax - Una tassa di circa mille sterline all'anno (1200 euro) da imporre alle aziende del Regno Unito per ogni lavoratore specializzato di un paese dell'Unione europea assunto. A pochi mesi dal referendum sull'uscita dall'Europa, il governo britannico starebbe valutando questa tra le misure da introdurre nel dopo Brexit.
Una misura considerata decisiva per dare priorità ai cittadini britannici. La tassa è già prevista per le assunzioni di lavoratori extra Ue ed entrerà in vigore ad aprile. Ad affermarlo, come riportato da Repubblica, è il sottosegretario all'Immigrazione, Robert Goodwill, in un suo intervento alla commissione della Camera dei Lord.
Veloce la smentita del premier Theresa May che, tramite una portavoce, ha evidenziato che i provvedimenti al momento non sono in programma, perché subito condannati anche dalle organizzazioni datoriali. Ma secondo la portavoce, le dichiarazioni di Goodwill sarebbero state male interpretate e lette fuori dal contesto, giacché il sottosegretario si stava limitando a indicare che ci sono diverse opzioni sul tavolo e che nessuna decisione è stata ancora presa al riguardo. Ma se è giallo sull'eventuale tassa, sono tanti i cambiamenti che potrebbero diventare realtà per gli stranieri. In un recente discorso, prima della sua dipartita, l'ex primo ministro David Cameron aveva illustrato le misure allo studio. Innanzitutto, impossibilità di beneficiare di sgravi fiscali e di fare domanda per un alloggio popolare; e poi norme più severe riguardo i ricongiungimenti familiari. Non solo. Interdetto il diritto di fare richiesta per gli assegni di sostegno al reddito, rimpatrio forzato per chi è disoccupato da più di sei mesi e veto, per i cittadini provenienti da paesi entrati da poco nell'Ue di espatriare in Inghilterra fino a quando le economie nei loro paesi non avranno raggiunto i livelli degli altri stati europei.
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