di Marina Crisafi - Via libera alla riforma Madia dal Consiglio di Stato. Dopo l'empasse causato dalla bocciatura della legge delega da parte della Consulta (cfr. sentenza n. 251/2016), che ha dichiarato incostituzionale la riforma nella parte in cui aveva previsto soltanto il parere e non già "l'intesa" con le regioni, ora il Governo, afferma palazzo Spada, nel parere (n. 83/2017), reso sul quesito del ministero per la semplificazione e la P.A. sulle modalità di attuazione della sentenza, dovrà attivarsi al più presto con l'emanazione di decreti correttivi, trovando l'intesa necessaria con gli enti.
Dei cinque decreti bocciati dalla Corte Costituzionale (servizi pubblici, dirigenza, sanità, licenziamento disciplinare e società partecipate), quelli riguardanti i servizi pubblici e la dirigenza non sono stati più adottati, giacchè la delega nel frattempo è scaduta. Gli altri tre invece, su dirigenza sanità, licenziamento disciplinare e società partecipate, sono già in vigore e dopo la mannaia della Consulta devono essere corretti, a pena di contestazioni successive.
I decreti legislativi già adottati, recita infatti il parere del consiglio, "restano validi ed efficaci fino a una eventuale pronuncia della Corte che li riguardi direttamente, e salvi i possibili interventi correttivi che nelle more dovessero essere effettuati". Il Governo, afferma il giudice amministrativo, "può far confluire - l'intesa con le regioni - in decreti correttivi che intervengano direttamente sui decreti legislativi già vigenti per sanare il vizio procedimentale di illegittimità costituzionale". E i correttivi, stando ai rumors, sarebbero già pronti e attesi in uno dei prossimi consigli dei ministri, con il fine di arrivare all'approvazione definitiva entro la fine del mese prossimo.
Quanto ai decreti scaduti, su dirigenza e servizi pubblici, "un percorso possibile - segnala palazzo Spada - è quello di una nuova delega
". L'importante è "portare a termine la riforma" sottolinea infine il Cds, anche "per non far perdere slancio riformatore all'intero disegno", giacchè "i decreti legislativi interessati dalla sentenza costituiscono, infatti, non soltanto misure di grande rilievo di per sé, ma anche elementi di una riforma complessiva, che risulterebbe meno incisiva se limitata ad alcuni settori".