di Redazione - 19 miliardi. A tanto ammonta il recupero del sommerso nel 2016. Un risultato eclatante che ha fatto "gioire" tutti. Ma, come dice il proverbio non è tutto oro quello che luccica. E a fare i conti veri in tasca alla lotta all'evasione è la Dirstat, il sindacato dei dirigenti e direttivi della P.A., che per bocca del suo vicesegretario generale, Pietro Paolo Boiano, fa notare come il risultato "sicuramente apprezzabile ed a giusto titolo", è stato influenzato dal peso della voluntary disclosure, ossia la "sanatoria" attraverso la quale sono stati fatti rientrare i capitali illegali dall'estero. Un peso non da poco, visto che da tale procedura sono stati recuperati oltre 4 miliardi.
Ma non solo. Aldilà della voluntary, "resta comunque distante il tetto del sommerso stimato in oltre 108mld di cui ben 40mld si stima riguardino l'Iva ritenuta la maggior fonte di evasione e con effetto di trascinamento di altri tributi quali le imposte sostitutive sui redditi di capitale, le plusvalenze, la cedolare secca e le imposte di registro e bollo" fa notare Boiano.
Dopo l'anno 2015 "fallimentare", in cui le Entrate hanno visto cadere su di sé la "mannaia" della Corte Costituzionale, che ha sostanzialmente "azzerato parecchie centinaia di nomine dirigenziali ritenute non conformi alle norme che regolano l'accesso alla dirigenza pubblica", e quella della Corte dei Conti che "ha calato sulla massima Agenzia fiscale numeri che hanno il pregio della ufficialità e l'amarezza del contenuto", è ovvio, rincara Boiano, che "la sig.ra Orlandi - rivendichi - legittimamente il proprio lavoro e quello dei dipendenti". Tuttavia, "un attento sguardo d'insieme offre un orizzonte decisamente fosco".
E andando oltre le critiche che "non sortiranno certo beatificazioni, né condanneranno al fuoco eterno", e che anzi, nell'individuare "una gamma di colpe - sembrano - essere un furbesco giochino utile soltanto a nascondere la vera causa del disagio gestionale della macchina fiscale e chi ne è il principale responsabile", prosegue la Dirstat, meglio attenersi all'"aritmetica".
Nel 2015, la Corte dei Conti ha evidenziato esiti "inferiori del 4% rispetto al precedente anno e addirittura inferiori di oltre il 16% rispetto al 2012".
Inutile, dunque, aggiunge il vicesegretario, "inventare soluzioni fantasiose". "Occorre prendere contezza - infatti - che politica e PA devono avere vite parallele, ma non comuni, per la sola ragione che tutto ciò che può essere fatto nelle stanze politiche non può farsi in quelle amministrative, se non devastandole. Allora l'antico 'quid agam?' si risolve nel senso che va recuperato il controllo del territorio fiscale, e quel territorio può controllarlo solo chi lo vive e lo abita".
In altri termini, bando "alle polemiche sterili e alle critiche di maniera che lasciano il tempo che trovano. Si guardi solo alla forza dei numeri, quelli indicati dalla Corte dei Conti, di fronte ai quali - conclude Boiano - anche Amleto rientrerebbe da ogni dubbio".
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