Tirchia da sposata, ricca da separata. La moglie che durante il matrimonio vive 'all'insegna del risparmio', per volere del marito o anche consensualmente nonostante le buone disponibilita' economiche, da separata non si dovra' piu' accontentare ma potra' raccogliere i frutti di tanta parsimonia. Parola della Corte di Cassazione che ha bocciato il ricorso di Giuseppe B., un torinese separatosi dalla moglie Nicolina dopo trentacinque anni di matrimonio che si era opposto al mantenimento di 500 euro mensili della ex sulla base del fatto che nel menage matrimoniale la coppia aveva sempre tenuto 'un tenore di vita modesto', nonostante le buone disponibilita' economiche derivate da un'attivita' commerciale portata avanti insieme. Per la Suprema Corte, poco importa se durante la vita matrimoniale la coppia era taccagna, perche' 'il tenore di vita rilevante ai fini del giudizio di spettanza di assegno di divorzio non puo' mai essere quello tollerato o subito dal coniuge richiedente' e neppure 'quello concordato tra i coniugi'. La coppia si era separata nel maggio del '90 con sentenza del Tribunale di Torino, dopo 35 anni di matrimonio e due figli. La Corte d'appello torinese, nel 2002, aveva condannato il marito a versare alla ex, che aveva lavorato 'duramente' nel loro negozio di colori, un assegno di divorzio di 500 euro al mese, rivalutabile con gli indici Istat. Rinuncia su rinuncia, negli anni la coppia era riuscita a raggranellare un patrimonio comune di 1 miliardo e 800 milioni di vecchie lire.
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