di Marina Crisafi - Sanatoria-bis per chi rinuncia alle liti pendenti col fisco. È questa la riforma allo studio del Governo, mentre si è ancora nel vivo della rottamazione delle cartelle Equitalia, dal cui sistema prenderebbe spunto anche il nuovo intervento. La cancellazione, in tal caso, riguarderebbe, dietro versamento di una piccola parte di quanto dovuto, i ricorsi pendenti in materia fiscale. E il motivo è presto detto: i dati, diffusi dal Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, in questi giorni, parlano di una montagna di liti (520mila processi arretrati) che valgono oltre 32 miliardi di euro e che collassano tutti gli uffici, Cassazione compresa (dove ammontano a 50mila i processi pendenti).
Così, come annunciato dal viceministro dell'Economia, Luigi Casero, nel corso dell'inaugurazione, l'esecutivo Gentiloni sta cercando di correre ai ripari. "Per l'abbattimento dell'arretrato, stiamo pensando alla definizione delle liti pendenti sulla base dei principi della rottamazione delle cartelle esattoriali" dichiara infatti. E le vie da imboccare, sarebbero due: da una parte un abbattimento delle liti, con in cambio un considerevole sconto, dall'altro l'estensione della mediazione alle liti fino a 50mila euro (in luogo dei 20mila previsti oggi). A ciò si aggiunge la trasformazione delle commissioni in tribunali tributari (con giudici togati e laici) e l'istituzione di una ulteriore sezione tributaria in Cassazione (con l'aiuto di giudici ausiliari).
Ecco nello specifico come funzionerebbe la nuova sanatoria:
I possibili sconti
Lo schema dovrebbe ricalcare quello della rottamazione delle cartelle che abbatte significativamente i costi di sanzioni ed interessi per chi volontariamente decide di pagare.
Il sistema, secondo quanto riporta il Corriere, potrebbe essere simile a quello dell'ultima rottamazione, risalente al 2012, per le liti fiscali fino a 20mila euro. In quel caso furono previsti pagamenti da un minimo di 150 euro per i ricorsi fino a 2mila sino a un massimo del 50% se in primo grado aveva vinto l'amministrazione finanziaria contro il contribuente.
La nuova mediazione
L'altra idea all'esame del Governo è quella del potenziamento della mediazione, dell'accordo cioè tra fisco e contribuenti al di fuori delle commissioni tributarie. Oggi, l'istituto riguarda i ricorsi fino a 20mila euro (che in ogni caso coprono circa i ¾ del totale). L'ipotesi allo studio è quella di innalzare la soglia della mediazione alle liti fino a 50mila euro. "In questo modo - spiega Casero - si potrebbe utilizzare un'efficace strumento di deflazione del contenzioso che ha dato già importanti risultati".
La riforma dei giudici tributari
In ogni caso, se questa rottamazione si farà, precisa il ministro, sarà accompagnata da una revisione organica della giustizia tributaria.
Il disegno di riforma, infatti, potrebbe prevedere una trasformazione delle commissioni tributarie, che sarebbero formate "da due giudici togati e uno laico - al fine di - dare maggiore potenzialità di efficacia ed efficienza alla giustizia tributaria". Inoltre, si potenzierebbe il settore in Cassazione, con una sezione-bis con la chiamata di 50 giudici ausiliari.
I tempi della riforma
E se le dichiarazioni di Casero non sembrano essere state accolte con entusiasmo dalla numero uno dell'Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, secondo la quale, il problema è circoscritto all'arretrato, e il fisco porta a casa 9 risultati postivi su 10, a frenare sui tempi della riforma è lo stesso viceministro, il quale afferma che, al momento, si è solo ad una fase embrionale.
Si tratta, in sostanza, di una "ipotesi per deflazionare il contenzioso tributario". Per cui, nessun decreto è ancora in arrivo. Né, scongiura il viceministro, la rottamazione delle liti, in ogni caso, potrà essere utilizzata per correggere i conti con Bruxelles. Si tratterebbe, infatti, spiega Casero, "di una norma 'one shot' e dunque da valutare attentamente ai fini dei saldi di finanza pubblica".
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