di Marina Crisafi - Non è servito il coro compatto delle critiche sollevate dal mondo delle imprese, la paura dei referendum ha portato il Governo alla soluzione più drastica: l'abolizione definitiva dei voucher. Oggi infatti il Consiglio dei ministri, lasciando da parte le intenzioni precedenti di sdoppiare i voucher assicurando un deciso giro di vite, ha optato per la cancellazione dell'uso dei buoni lavoro approvando un decreto ad hoc (qui sotto allegato) che recepisce il voto della commissione della camera.
Sulle forti preoccupazioni per arginare il lavoro nero, nelle prossime settimane, ha spiegato il premier Gentiloni al termine del Cdm, cercheremo "di rispondere ad una esigenza che certamente l'eliminazione dei voucher non risolve, per una regolazione seria del lavoro saltuario e occasionale".
L'abrogazione, intanto, delle norme su voucher e appalti, sterilizza i referendum di maggio, nella consapevolezza - ha aggiunto il presidente del Consiglio - "che l'Italia non aveva certo bisogno nei prossimi mesi di una campagna elettorale su temi come questi e nella consapevolezza che la decisione è coerente con l'orientamento che è maturato nelle ultime settimane in Parlamento".
Un anno di tempo
Il decreto legge, che contiene anche norme su appalti per solidarietà tra committente e appaltatore, con un tratto di penna, cancella i tre articoli del dlgs attuativo del Jobs Act del 2015 (48, 49 e 50), abrogando così la disciplina del lavoro accessorio e recependo interamente il quesito referendario proposto dalla Cgil.
Stop totale, dunque, ai voucher, che non potranno più essere utilizzati da nessuno (famiglie, imprese, PA) e in nessun settore produttivo (dall'agricoltura, ai servizi, al commercio, ecc.).
L'addio partirà operativamente dal 1° gennaio del prossimo anno. È stata prevista infatti una fase transitoria fino alla fine del 2017, per consentire a chi comprato i voucher di poterli utilizzare. Questo al momento dell'entrata in vigore del decreto, per cui nei prossimi giorni si prevede una vera e propria corsa all'acquisto dei buoni.
I dati
La linea scelta dal Governo è stata quella di evitare a tutti i costi il referendum del 28 maggio, per sfuggire magari ad un altro stop dopo il risultato fallimentare delle scorse consultazioni referendarie del 4 dicembre.
Ma la paura di gettare nello sconforto interi settori è alta, anche perché i voucher acquistati nel 2016, corrispondenti a circa 130 milioni di ore lavoro, equivalgono a qualcosa come 60mila lavoratori. Dopo la tracciabilità introdotta nei mesi scorsi, peraltro, la tendenza è stabile con i dati (Inps) che parlano per il solo mese di gennaio 2017 di 8,9 milioni. I buoni, dagli incroci dei dati Inps, Istat e Ministero del Lavoro, sono utilizzati soprattutto nel terziario con redditi annui dei lavoratori oscillanti tra i 2mila e i 3mila euro, di cui il 24% suddiviso tra pensionati e inoccupati.
Numeri che, a detta di molti, con l'abolizione dei voucher, si traducono in un ritorno al sommerso, al lavoro nero.
Il nuovo strumento
Da domani, dunque, bisognerà mettere a punto un nuovo strumento con cui rispondere alle necessità effettive del lavoro occasionale. Lo ha affermato Gentiloni seguito a ruota dal ministro del lavoro Poletti, che ha annunciato l'aprirsi, a stretto giro di posta, di un nuovo confronto con sindacati e imprese. "Apriremo al più presto il confronto con le parti sociali - ha spiegato infatti - d'altra parte un tavolo generale sul lavoro è già in corso e si potrà inserire questa riflessione".
I voucher - ha aggiunto Poletti - "non sono responsabilità di questo governo per questo il modo più efficace di riscriverli era abrogarli". Tuttavia, ora, se non si vuole spalancare le porte al lavoro nero, bisognerà offrire al più preso a famiglie e imprese strumenti normativi idonei a disciplinare i piccoli lavori.
Decreto Legge n. 25/2017