di Marina Crisafi - Una sanzione pecuniaria di 200 euro. È questa la sanzione inflitta ad un dirigente dell'Agenzia delle Entrate per essersi fatto intervistare in ufficio per le vittorie conseguite in ambito sportivo. A rendere nota la vicenda è la Dirstat, il sindacato dei dirigenti e direttivi della P.A., ricostruendo il caso, grazie al "voluminoso incarto, meticolosamente costruito dall'Agenzia Provinciale e dalla Direzione Regionale delle Entrate da cui è poi scaturito il provvedimento sanzionatorio della Direzione Centrale", si legge nella nota a firma del vicesegretario generale Pietro Paolo Boiano.
La vicenda del dirigente-atleta
In sostanza, il dirigente territoriale di Mantova "è appassionato di podismo e lo pratica a livello amatoriale con brillanti risultati, tant'è che la locale stampa sportiva ha voluto gratificarlo portandolo alla ribalta della cronaca".
Da qui scoppia il caso, prosegue Boiano, "perché l'incauto maratoneta riceve nel proprio ufficio la stampa e concede una intervista che finisce su Facebook".
Ad insorgere, nell'immediatezza è "il direttore provinciale - che - invia dettagliata informativa alla Direzione Regionale la quale con altrettanta celerità spedisce il nostro atleta dinanzi all'Ufficio Centrale per i procedimenti disciplinari, imputandolo di violazione ai doveri di ufficio per avere egli usato una sede istituzionale per fini personali in orario lavorativo, suscitando sconcerto e critiche tra i suoi stessi collaboratori".
La sanzione disciplinare
A nulla è valsa, la memoria scritta di risposta del dirigente-atleta dove lo stesso spiegava "di non aver potuto preventivamente informare il Direttore Provinciale causa la temporanea assenza del medesimo - e documentava - che l'intervista pomeridiana ebbe la durata di qualche minuto e che non vi fu alcuna rimostranza da parte dei suoi collaboratori".
L'Ufficio centrale ha infatti comunque "vergato un corposo provvedimento col quale, confermando in toto le violazioni rubricate, ha inflitto la sanzione pecuniaria quo ante". Certo, "non si vuole mettere in discussione il Codice etico che regola il comportamento dei pubblici dipendenti - sottolinea Boiano - ma va anche detto che in sede di applicazione non si può non tener conto della entità del fatto concreto rispetto alla norma che lo prevede e lo disciplina anche sotto l'aspetto punitivo". E purtroppo, rincara il vicesegretario Dirstat, "la P.A. si segnala alla cronaca quotidiana per fatti di inaudita gravità rispetto ai quali l'accaduto in parola tutt'al più poteva dar luogo ad un semplice richiamo, ma non certo ad una sanzione pecuniaria".
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