di Marina Crisafi - Per gli italiani, le professioni più prestigiose rimangono quelle dei medici (59,9%) e degli ingegneri (34,7%), mentre quella dell'avvocato si attesta a metà classifica (16%), preceduta dai consulenti del lavoro (21,4%) e seguita da giornalisti (15,8%), commercialisti (11,2%) e architetti (8,4%). A chiudere la classifica, i notai con appena il 2,9%. Sono i dati diffusi dal Censis, nel rapporto annuale sull'avvocatura realizzato per la Cassa Forense e presentato in questi giorni a Roma, da Giorgio de Rita (segretario generale del Censis) e dal presidente della Cassa, Nunzio Luciano.
Censis, i dati sugli avvocati
Nonostante la crisi, secondo i dati, comunque, l'avvocatura rimane una professione ancora prestigiosa. Per lo meno così la pensano gli italiani che attribuiscono ai legali un ruolo attivo nella diffusione della legalità (27,4%), nella stabilizzazione dei rapporti di lavoro (20,3%), nel miglioramento della macchina pubblica (22,1%), e nella tutela dei deboli (20,1%).
Sul tema giustizia, inoltre, il 42,3% ritiene che i professionisti forensi possano giocare un ruolo nel risolvere l'eccessiva durata dei processi, nonché nella riforma del sistema e nei rapporti con la magistratura (il 27,7%). Per l'11,1% svolgono un ruolo chiave per i costi d'accesso al sistema giustizia.
Tuttavia, se si entra nell'ambito dei soggetti che garantiscono un funzionamento migliore della giustizia italiana, gli avvocati si fermano al 12,1%, mentre a prevalere sono le forze dell'ordine (40,7%) seguite dai giudici (35,3%) e dalla magistratura (35,3%).
Sul fronte giustizia, per il 71,6% dei cittadini il sistema italiano non è in grado di garantire la tutela dei diritti fondamentali, mentre per oltre la metà (52,6%) la situazione è pressochè invariata rispetto al passato e per il 38,2% addirittura peggiorata nell'ultimo anno.
Avvocati, scendono i redditi
Nel rapporto del Censis è contenuta anche una ricerca sull'autopercezione della professione basata su un campione di circa 10mila avvocati. Stando ai dati, nel 2016, il 45% circa degli avvocati ha visto un ridimensionamento del proprio reddito. Inoltre, poco più del 34,1% degli avvocati ha dichiarato di riuscire a "sopravvivere" e il 33% considera critica la propria situazione professionale. Nell'ultimo biennio, è aumentata anche la percentuale di coloro che prevedono un netto peggioramento, passata dal 24,6% al 33,6% del totale.
Dai dati è emersa anche una scarsa propensione ad utilizzare gli strumenti di welfare predisposti dalla Cassa per supportare gli iscritti in situazioni di difficoltà: solo l'indennità di maternità, infatti, supera la soglia di utilizzo del 10%.
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Italiani, rinunciano alle cause
Altro dato mostrato dalla ricerca del Censis riguarda il rapporto dei cittadini con la giustizia. Secondo il rapporto, nel corso degli ultimi due anni, quasi il 31% degli italiani ha deciso di rinunciare ad avviare azioni legali a tutela dei propri diritti. Nello specifico, a rinunciarvi sono stati soprattutto i soggetti più istruiti (il 36,3% dei laureati e il 31,1% dei diplomati) e tra le motivazioni il 29,4% dei cittadini ha indicato il costo eccessivo delle procedura e il 26,5% i tempi per giungere ad un giudizio definitivo. Più moderata la percentuale di coloro che invece hanno rinunciato a tutelarsi per la sfiducia nei confronti della giustizia (16,2%) e per l'incertezza dell'esito finale (15,9%).
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