di Valeria Zeppilli - Con 129 voti favorevoli, 56 voti contrari e 30 astenuti, la riforma del Codice Antimafia ha superato il vaglio del Senato e passa ora nelle mani della Camera.
La "bagarre"
Il via libera è avvenuto nonostante l'astensione preannunciata da parte del Movimento Cinque Stelle, che ha deciso di disertare la votazione dopo che è stata dichiarata inammissibile la sua proposta di eliminare la limitazione in forza della quale le misure cautelari si estenderebbero ai corrotti solo se si ravvisa anche un'ipotesi di associazione a delinquere.
L'Agenzia per i beni confiscati
Tra le novità previste dal testo approvato in Senato vi è, innanzitutto, il potenziamento dell'Agenzia per i beni sequestrati e confiscati, che, per come è strutturata ora, subisce spesso pesanti critiche.
Il DDL affida al direttore (che non deve più coincidere necessariamente con un prefetto) il compito di amministrare i beni dopo la confisca di secondo grado. La vigilanza resta in capo al Ministro dell'Interno.
All'Agenzia vengono, inoltre, assegnate 200 unità e si prevede il suo dislocamento tra Roma, ove si trova la sede centrale, e Reggio Calabria, Palermo, Catania, Napoli, Bologna e Milano, sedi di uffici decentrati.
Confische e sequestri
Sarà la stessa confisca, poi, ad ampliare la sua operatività unitamente al sequestro, poiché le norme previste per i mafiosi in materia si estenderanno anche agli indiziati di stalking, terrorismo, concussione e corruzione.
Incompatibilità
La riforma del Codice Antimafia licenziata dal Senato, infine, introduce importanti novità anche per gli amministratori giudiziari e i curatori fallimentari delle aziende sequestrate e confiscate, con la previsione di una serie di rigide incompatibilità.
Codice Antimafia, il testo approvato• Foto: 123rf.com