di Gabriella Lax - Sono quasi 5 milioni le persone che nel 2016 si sono trovate in condizioni di povertà assoluta. In particolare, per le famiglie con tre e più figli, la povertà aumenta in maniera esponenziale, sia quella assoluta sia quella relativa. E tra le categorie più colpite ci sono i giovani, disoccupati ma anche semplici operai.
Il quadro devastante, specchio di una situazione sull'orlo del baratro è fornito dall'Istat: nel 2016 sono state 1,619 milioni le famiglie residenti in condizione di povertà assoluta, in totale 4,742 milioni di persone.
I dati sulla povertà assoluta
In particolare l'incidenza della povertà assoluta per le famiglie è pari al 6,3% e ricalca i valori stimati negli ultimi quattro anni. Per gli individui, l'incidenza di povertà assoluta sale al 7,9% (nel 2015 era al 7,6%). La situazione, spiega l'istituto di statistica, ha un brusco cambiamento per le famiglie con tre o più figli minori: nel 2016 l'incidenza della povertà assoluta sale al 26,8% dal 18,3% del 2015 e riguarda nell'ultimo anno 137.771 famiglie e 814.402 individui; aumenta anche fra i minori, da 10,9% a 12,5% (1,292 mln nel 2016). L'incidenza della povertà assoluta aumenta nel Centro Italia in termini sia di famiglie (5,9% da 4,2% del 2015) sia di individui (7,3% da 5,6%), a causa soprattutto del peggioramento registrato nei comuni fino a 50mila abitanti al di fuori delle aree metropolitane (6,4% da 3,3% dell'anno precedente).
I dati sulla povertà relativa
La povertà relativa risulta stabile rispetto al 2015. Nel 2016 riguarda il 10,6% delle famiglie residenti (10,4% nel 2015), per un totale di 2,734 milioni, e 8,465 milioni di persone, il 14% dei residenti (13,7% l'anno precedente). Come per la povertà assoluta, nel 2016 la povertà relativa è più diffusa tra le famiglie con 4 componenti (17,1%) o 5 componenti e più (30,9%). E, allo stesso modo, prende di mira le famiglie giovani: raggiunge il 14,6% nel caso della persona di riferimento under35, scende al 7,9% nel caso di un ultra sessantaquattrenne. L'incidenza di povertà relativa si mantiene elevata per gli operai e assimilati (18,7%) e per le famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione (31%).
Unione nazionale consumatori: una vergogna
Per l'Unc, i dati enucleati sono "una vergogna che dimostra - come - quanto è stato fatto sinora per ridurre le disuguaglianze e combattere la povertà è servito a ben poco". Per i sindacati, la soluzione è già contenuta nei dati: "una vera politica dei redditi, politiche attive del lavoro e una rivoluzione del sistema fiscale con l'introduzione del quoziente familiare" dichiara infatti l'Ugl. Certo è «una situazione di sofferenza - spiega il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, precisando tuttavia che «il sostegno all'inclusione attiva è partito solo a settembre dello scorso anno, e quindi non produce effetti sul 2016». Come far fronte ai dati venuti fuori dalla ricerca Istat? Utilizzando «gli strumenti messi in campo che di qui a breve porteranno al raddoppio del numero di famiglie che beneficerà del sostegno di inclusione attiva - afferma il ministro - si passerà infatti da 100 mila a 200 mila nuclei, 800 mila persone in tutto compresi oltre 400 mila minori». In attesa del nuovo Reddito di inclusione, atteso come manna dal cielo a fine 2017, per un ulteriore miglioramento.
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