di Gabriella Lax - Tempi prestabiliti a seconda delle prestazioni specialistiche ambulatoriali. Un atteggiamento che denota certamente mancanza di umanità in un momento tanto delicato come quello di un consulto in caso di malattie. Queste le misure che alcune Regioni hanno imposto per decreto, senza consultare i rappresentanti dei medici. Questi i contenuti contro i quali insorge la Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) che ha votato una dura mozione avverso questo tipo di provvedimenti di cui chiede il ritiro.
I medici contro i "tempari" delle visite
Non più di 20 minuti per una visita oncologica, né di più per un'ecografia ostetrica o ginecologica; per una gastroscopia si può arrivare a mezz'ora. Questi sono solo alcuni esempi contenuti nei tempari delle prestazioni specialistiche ambulatoriali che alcune regioni come Lazio, Lombardia e Sardegna hanno imposto per decreto.
Ma, secondo la federazione «il rapporto numero di prestazioni-unità di tempo, proprio dell'industria manifatturiera, non è applicabile alla medicina".
Sul tema, le parole del presidente della Fnomceo, Roberta Chersevani, come riportate da Adnkronos: «Non voglio neppure pensare di non poter prolungare un'ecografia morfologica sino a che non ho la piena certezza che il feto sia sano, o di non potermi prendere tutto il tempo necessario per comunicare una diagnosi infausta, solo per rimanere nell'ambito della mia esperienza di radiologo. Il nostro codice deontologico - conclude- ribadisce a chiare lettere che anche il tempo di comunicazione è tempo di cura. Vogliamo un Codice fuorilegge? Una relazione di cura o a ore oppure clandestina? Vogliamo lesinare la quantità di cura erogata ai nostri pazienti, misurandola col cronometro? La Fnomceo non può accettarlo».
La Fnomceo denuncia, quindi, il pericolo per la salute dei pazienti e lo svilimento della relazione di cura, chiedendo il ritiro delle disposizioni sui tempari nelle Regioni nelle quali sono stati approvati senza la consultazione della professione.
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