di Lucia Izzo - Il 2018 si appresta a essere un anno di cambiamenti importanti per le pensioni, con numerose novità pronte a subentrare in materia di misura degli assegni previdenziali e assistenziali, età pensionabile e cumulo delle pensioni per i professionisti.
Pensione e assegno sociale: limiti di età 2018
Se il molto discusso innalzamento generalizzato di cinque mesi sui requisiti per andare in pensione dovrebbe scattare solo a partire dal 2019 (per approfondimenti: Pensioni: dal 2019 5 mesi in più e assegni più bassi), ciò non toglie che anche dal 2018 vi saranno, per talune categorie, modifiche in tal senso.
Dal prossimo anno, infatti, i requisiti anagrafici per il trattamento di vecchiaia saranno parificati sia per gli uomini che per le donne, come richiesto dalla sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea del 13 novembre 2008 che aveva ritenuto illegittimi i requisiti differenziati tra donne e uomini all'epoca stabiliti per i dipendenti pubblici.
Pertanto, il Governo italiano è intervenuto allo scopo di introdurre dei minimi analoghi per i due sessi che, dall'anno prossimo fissati in almeno 66 anni e 7 mesi di età: le lavoratrici autonome vedranno dunque allontanarsi la pensione di diversi mesi rispetto ai requisiti previsti per quest'anno (66 anni e un mese), così come anche le dipendenti del settore privato (attualmente in pensione già a 65 anni e 7 mesi).
Dal 1° gennaio 2018, quindi, la soglia di 66 anni e 7 mesi varrà per tutti: uomini e donne, dipendenti e autonomi, lavoratori privati e del settore pubblico (per questi ultimi tale soglia è giù in vigore, introdotta a partire dal 2016. Saranno sempre richiesti sempre 20 anni di contributi (ad eccezione di chi si avvale dell'opzione contributiva e dei beneficiari delle deroghe Amato)
Anche per richiedere l'assegno sociale verrà adottata la medesima soglia prevista per andare in pensione: in adesione alle previsioni della riforma Monti-Fornero, si passerà, quindi, a 66 anni e 7 mesi, un anno in più rispetto agli attuali 65 anni e 7 mesi.
Pensioni e prestazioni assistenziali: nel 2018 +1,1%
A partire dal 1° gennaio 2018, pensioni e prestazioni assistenziali riprenderanno a crescere poiché subiranno una rivalutazione in aumento, seppur di poco, grazie alla c.d. perequazione automatica (per approfondimenti: Pensioni: dal 2018 tornano a crescere, da 70 a 260 euro in più).
Torna, infatti, l'aumento delle prestazioni assistenziali e previdenziali agganciato al valore dell'inflazione che, nel biennio 2015-2016, era rimasto inalterato lasciando così invariato l'importo delle pensioni.
Invece, l'inflazione provvisoria del 2017 ha un valore positivo: il relativo tasso di rivalutazione, infatti, sarà del +1,1% per le pensioni fino a 3 volte il minimo; invece, per i valori superiori, l'aliquota si ridurrà progressivamente, raggiungendo la sua percentuale più bassa (pari allo +0,485%) in relazione alle pensioni di importo oltre 6 volte il minimo.
Per effetto della perequazione dunque, il trattamento minimo per il prossimo anno si assesterà sui 507,41 euro mensili lordi, in luogo degli attuali 501,89 euro; l'assegno sociale, invece, dovrebbe passare nel 2018 da 448,07 a 453 euro, mentre la pensione d'invalidità passerà dai 282,54 euro attuali a 279,47 euro mensili.
Tuttavia, nel 2018 i pensionati potranno essere tenuti anche a pagare qualcosa, oltre che a ricevere: si tratta degli importi in più percepiti nel 2015, anno in cui era stato dapprima riconosciuto un adeguamento all'inflazione provvisoria, rispetto al 2014, del +0,3%; il valore definitivo, tuttavia, si è assestato sullo +0.2%.
Le somme indebitamente accreditate, stante la differenza tra il tasso inflazione Istat provvisorio e definitivo registrato nel 2014, sarebbero dovute essere trattenute a partire dal 2016-2017, ma con il Milleproroghe tutto è stato rinviato.
Pertanto, il "piccolo prelievo", non essendo ancora intervenute ulteriori proroghe, potrebbe essere dovuto proprio a partire dal 2018, facendo in parte svanire gli effetti in positivo della rivalutazione summenzionata e spalmandosi su diverse rate. Sarà l'INPS a fornire chiarimenti sul punto.
Professionisti: dal 2018 via libera al cumulo dei contributi
Dal prossimo anno, alcune novità riguarderanno anche i professionisti: per costoro, infatti, vigono regole diverse rispetto agli iscritti INPS, posto che il versamento dei contributi avviene direttamente alle Casse di previdenza e di settore, regolate da disciplina peculiare.
In particolare, dal 2018 potrebbe divenire concretamente operativo il cumulo dei contributi introdotto dalla legge di bilancio 2017 (per approfondimenti: Pensione avvocati: le istruzioni della Cassa per il cumulo gratuito).
Si tratta di un sistema che consentirà di cumulare gratuitamente i contributi presenti accreditati nelle diverse gestioni previdenziali, così da agevolare il perfezionamento dei requisiti della pensione anticipata e di vecchiaia (ma anche per la pensione d'inabilità e ai superstiti).
Tuttavia, solo negli ultimi mesi le varie Casse previdenziali hanno concretizzato le procedure disciplinanti il cumulo gratuito dei periodi assicurativi non coincidenti, fornito chiarimenti e messo nero su bianco i requisti necessari sotto la spinta delle circolari INPS (per approfondimenti: Avvocati: ecco come effettuare il cumulo per andare in pensione prima) e inviando ai competenti ministeri le relative delibere ai fini dell'approvazione.
Sottoscritte tutte le convenzioni con l'Istituto, infatti, si ritiene che sarà finalmente possibile erogare le pensioni in cumulo agli oltre 400mila professionisti potenzialmente interessati.
Ape social 2018
A seguito delle intervenute modifiche, per accedere all'Ape social nel 2018, saranno necessari: 63 anni di età, almeno 30 anni di contributi per disoccupati, lavoratori che assistono parenti di primo grado con handicap grave (caregiver) e lavoratori con percentuale di invalidità pari almeno al 74%.
Potranno altresì beneficiarne coloro che svolgono lavori gravosi (cfr. Allegato A, del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 23 maggio 2017, n. 88), in possesso di 36 anni di contributi.
Coloro che si trovino o potrebbero venire a trovarsi nelle condizioni previste dalla legge entro il 31 dicembre 2018, dovranno presentare la predetta domanda entro il 31 marzo 2018.
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