Il detenuto modello fa 'allungare' le telefonate ai propri cari. Lo dice la Corte di Cassazione nel respingere il ricorso del pm presso il Tribunale di Sorveglianza di Firenze che si era opposto al fatto che ad un detenuto extracomunitario, Kefi W., fosse stato concesso, come permesso premio, di telefonare 'per trenta minuti' ai familiari all'estero dall'istituto penitenziario dove e' recluso. Per la Suprema Corte, questa 'concessione' e' legittima e puo' essere vista come 'strumento di rieducazione' atto ad agevolare 'un inziale inserimento del condannato della societa''. Il permesso e' ancora piu' legittimo se si tratta di 'detenuti stranieri per i quali l'articolazione del permesso premio in forma di telefonata a proprie spese ai familiari residenti all'estero mediante utilizzo delle apparecchiature dentro l'istituto rappresenta l'unica possibile forma di risocializzazione nel piu' ampio contesto del percorso rieducativo'. Invano il pm si e' rivolto alla Cassazione, lamentando la violazione della legge prevista dall'art. 39 reg. dell'ord. pen.. La Prima sezione penale (sentenza 42001) , respingendo il ricorso del pm, ha sottolineato che a buon diritto un detenuto modello puo' telefonare anche per trenta minuti, a proprie spese, ai familiari lontani. Si tratta di un permesso premio 'diretto ad agevolarne la progressione rieducativa'.
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