di Gabriella Lax - Riforma esame di abilitazione e iter di accesso alla professione, una trafila troppo pesante. Per questo gli avvocati protestano.
Esame di abilitazione, gli avvocati protestano
A riportare le recriminazioni ci pensa il Corriere, che dà voce a Luigi Pansini, segretario generale dell'Associazione nazionale forense, il quale ricorda come alle prove scritte, i candidati «possano portare esclusivamente testi di legge stampati e pubblicati a cura di un editore. Ma non si potranno usare i codici annotati e questo rende l'esame quasi inaccessibile. Sembra essersi perso il senso di questa prova: non si tratta di un concorso per la magistratura o il notariato». E invece i numeri fanno pensare a questo, quasi che l'esame fosse un terno al lotto o una prova quasi inaccessibile. Secondo il segretario occorrono «meritocrazia ed equità: noi, a suo tempo, avevamo proposto un test a risposta multipla che invece non è stato introdotto».
Accesso alla professione, le scuole forensi obbligatorie
Mancano invece i decreti attuativi per la promozione e la messa a punto delle scuole forensi obbligatorie. Un progetto non avallato dall'Associazione nazionale forense perché, anche in questo caso, mira a fare selezione. Anche le scuole forensi non solo saranno obbligatorie ma avranno un numero chiuso, con selezione all'ingresso. Inoltre chi le frequenta dovrà superare tre verifiche intermedie prima della fine del corso. In sostanza ogni provvedimento pare mirare a ridurre il più possibile il numero di giovani che fanno ingresso nella professione di avvocato, dunque in antitesi con la stessa legge forense che sta per compiere cinque anni.
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