Il 'desiderio' di vivere in un paese 'prospero' e 'pacifico' come il nostro non basta per fare si' che agli immigrati senza permesso di soggiorno possa essere accordato il permesso di viverci stabilmente per dare loro modo di curare l'educazione dei figli. E' il succo di una sentenza della Corte di Cassazione che, per contastare 'la fenomenologia patologica nella prassi applicativa della norma' sull'immigrazione, ha respinto il ricorso di una coppia di nazionalita' albanese, Sheptim e Florina X., dimoranti a Perugia ma senza permesso di soggiorno che avevano chiesto di poter rimanere nel territorio nazionale 'a tempo determinato per evitare che lo sviluppo psico-fisico dei loro figli Rigel, 10 anni e Lorenzo, sei, subisse grave nocumento per effetto del traumatico distacco dal paese e dall'ambiente in cui si erano formate le loro abitudini'. Un permesso negato alla coppia dalla Corte d'appello di Perugia (e giudicato ora legittimo dalla Cassazione), sezione per i minorenni che, nel dicembre 2004, respingeva la richiesta sulla base del fatto che la coppia esprimeva solo 'il desiderio, non contemplato dalla legislazione in vigore, di fare crescere i figli in un paese dotato di maggiori opportuinita' rispetto a quello di origine'. Contro questa decisione, Sheptim e Florina X. hanno presentato ricorso in Cassazione, rivendicando il diritto a rimanere in Italia anche per fare completare gli studi ai figli minori.
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