Abbigliamento a scuola, ecco le regole per gli studenti
Decoro e buon senso nel vestirsi dovrebbero essere i principi cardine. E' passato tanto tempo da quando era obbligatoria in classe la divisa per tutti gli studenti. Banditi, tra l'altro, pantaloni a vita bassa, piercing e magliette nude, scollature eccessive, jeans troppo strappati, minigonne, cappellini da rapper. Contro look non proprio adeguati all'ambiente, secondo alcuni dirigenti scolastici, vanno usate le maniere forti: decaloghi di regole da seguire alla lettera, comunicazioni ai genitori, studenti rimandati a casa se indossano capi inappropriati.
Ogni preside ha un suo pensiero, secondo alcuni rimandare a casa i ragazzi è una sanzione troppo penalizzante, ma, secondo tanti di loro la scuola deve insegnare il rispetto delle regole, in questo contesto s'inquadrerebbe il "codice d'abbigliamento" anche in classe.
Fumo, cellulari ed altri divieti a scuola
Mantenere l'ordine a scuola non è facile. Le liste dei divieti si modificano e si aggiornano, complice, da questo punto visuale, anche la tecnologia. E il novero dei divieti (alcuni forse esagerati) è vasto: sigarette e fumo, baci e comportamenti poco consoni e come sempre, l'utilizzo di telefoni cellulari, tablet. A proposito del fumo, se risulta vietato all'interno di aule e corridoi, alcuni istituti scolastici possono essere più o meno tolleranti (fumano anche i professori!) e consentono spazi per fumare all'aria aperta.
Nei casi generali, l'uso di smartphone è possibile per fini strettamente personali. In quest'ultimo caso ogni istituto valuta la questione in autonomia e decide il divieto totale o meno. Come riporta Adnkronos, celebre fu il caso dell'Istituto professionale per il commercio e turismo di Sanremo, dove il preside Fillo Copelli approvò un regolamento che vietava agli studenti di indossare abiti sconvenienti e, nel suo decalogo, aggiunse anche il divieto di masticare la gomma americana, di affiggere sui muri manifesti o volantini e di usare il telefono pubblico della scuola. La risposta degli studenti fu proclamare tre giorni di sciopero
. Ma il gesto del preside finì addirittura in Parlamento. Nel 2001 fu la volta del preside della scuola media 'Piero Sentati' di Castelleone, in provincia di Cremona, che vietò la minigonna colpevole di catalizzare l'attenzione dei ragazzi durante le lezioni, insieme a pantaloncini troppo corti, magliette tipo canottiera, piedi senza calze. In quel caso, chi non rispettava la richiesta, veniva rifornito di 'abbigliamento di recupero', vestiti d'emergenza pronti per l'occasione.
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