di Gabriella Lax - Sono passati quasi novanta giorni, quasi tre mesi dalle votazioni del 4 marzo eppure del tunnel del governo non s'intravede un'uscita. Cambi di fronte repentini e niet assoluti hanno impedito agli organi costituzionali di trovare la quadra per la composizione del Governo. Preincarico al presidente della Camera e a quello del Senato, scommessa su Giuseppe Conte premier, frutto dell'amore improbabile ed improvvisato di Lega e Movimento 5 Stelle, e poi il naufragio per il no del presidente Mattarella al ministro dell'economia euroscettico, fino al nuovo incarico a Carlo Cottarelli, ed il nuovo naufragio. Ma come si è arrivati a questa situazione?
Dalle elezioni del 4 marzo al mancato accordo tra M5S e Pd
Nessun vincitore dalle elezioni del 4 marzo. O meglio, con la nuova legge elettorale, nessuna tra le forze politiche del Paese ha i numeri per poter formare un governo. Le lezioni registrano una caduta a picco dell'ex partito di governo, il Pd di Matteo Renzi votato dal 18,7%, l'apoteosi del centrodestra col 37%; mentre M5S arriva al 32,7% dei consensi. E proprio gli ultimi due, M5S e Centrodestra partono con gli accordi: i primi frutti sono il pentastellato Roberto Fico presidente della Camera e la forzista Maria Elisabetta Alberti Casellati al Senato. Dopo un primo giro di consultazioni per la formazione del governo, non si arriva a nulla. Nel frattempo Di Maio comincia a fare calcoli: va bene il Pd e va bene pure la Lega per governare insieme. Accordi che, alla vigilia delle elezioni sarebbero suonati quantomeno improbabili. Dal Pd storcono il naso e Matteo Renzi fa sapere in diretta nazionale, ospite ad una trasmissione Rai, che l'accordo non si farà. Nonostante qualche apertura, il Pd, per volontà dello stesso segretario Martina, sarà all'opposizione.
Dal Governo neutrale ad una Italia senza governo
E' lo spauracchio del governo neutrale a mettere tutti d'accordo. Salvini e Di Maio trovano l'accordo davanti a Mattarella (siamo arrivati al terzo tentativo), mettendo da parte i ruoli di premier. Dall'unione di Lega e M5S, nasce il contratto di governo giallo-verde. Peccato che il premier designato, il professore Giuseppe Conte, presidente del consiglio solo per poche ore, presenta una lista di ministri tra i quali ce n'è uno "sgradito" (l'economista Savona) che riceve lo stop dal presidente Mattarella. E, come nei migliori giochi da tavola, si torna al punto di partenza. Il resto è storia recente, l'incarico a Carlo Cottarelli, già commissario alla spending review, le possibilità per un governo
politico, mentre Salvini e Di Maio riaprono il canale con il Colle. Prende corpo l'ipotesi di un'astensione che faccia partire il governo tecnico. I 5 Stelle rilanciano Conte ma Giorgetti (ritenuto papabile) ritiene arduo un nuovo governo con il Movimento. Intanto, nell'impossibilità di comporre un nuovo governo, con l'ansia dei mercati che pesa come una spada di Damocle, l'idea delle elezioni, a luglio o ad ottobre, bussa prepotentemente alle porte degli italiani. Anche in questo caso, i problemi non sarebbero finiti: fermo restando il Rosatellum bis, il rischio sarebbe di tornare ad avere maggioranze che non hanno i numeri per formare un governo, ancora una volta.
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