L'Italia, si ricorda, era già stata condannata nel 2012 dalla Corte Ue. Successivamente nel 2016, alla scadenza del termine, non erano ancora state prese le misure necessarie per adeguarsi alla sentenza e la Commissione europea aveva presentato un altro ricorso alla corte chiedendo di multare il nostro paese. Oggi, a distanza di 6 anni dalla prima sentenza, sono ben 74 (rispetto ai 109 iniziali) gli agglomerati urbani, sparsi in 18 regioni d'Italia, che continuano a non rispettare le norme Ue sulle acque reflue, perché non hanno le fogne o i depuratori a norma.
Da qui, per via del "grave ritardo" nel seguire le disposizioni europee (applicabili dal 31 dicembre 2000!), la maximulta di 25 milioni che il nostro paese dovrà versare nel bilancio Ue, oltre a 30 milioni per ogni semestre di ritardo da oggi sino all'esecuzione integrale della sentenza del 2012.
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