di Annamaria Villafrate - I simboli degli Stati Uniti da domani saranno colpiti dai dazi Europei. Tanti i prodotti interessati da una contromisura che, nonostante tutto, è in regola con la disciplina dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO). La commissaria europea Malmstroem sostiene che è stata una decisione necessaria, anche perché non si possono violare anni di accordi commerciali, senza attendersi una reazione. All'attacco commerciale statunitense però, l'UE risponde con una contromossa più graduale, nella speranza di un ripensamento.
Indice:
- Colpiti i beni simbolo della cultura americana
- La contromisura Europea vale 2,8 miliardi di euro
- Guerra dei dazi: cosa rischia l'Italia
Colpiti i beni simbolo della cultura americana
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La decisione degli Stati Uniti d'imporre dazi su acciaio e alluminio, ha fatto scattare la reazione dell'Unione Europea. Da domani molti prodotti simbolo della cultura americana di largo consumo saranno colpiti dai dazi europei. T-shirt, jeans Levi's, Harley Davidson, whisky, mais, riso parboiled, alcuni tipi di succo d'arancia e di mirtilli, tabacco, sigari, sigarette, carte da gioco e burro di noccioline costeranno di più. Non solo, dazi anche su beni di lusso come canoe, barche, yatch, imbarcazioni, motori per barche. Come sostenuto dalla commissaria al Commercio Ue Cecilia Malmstroem "non ci resta altra scelta".
La contromisura Europea vale 2,8 miliardi di euro
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In realtà l'azione difensiva europea è molto più soft e graduale rispetto a quella americana. Il valore delle esportazioni europee di acciaio e alluminio è di 6,4 miliardi di euro, mentre la reazione europea immediata è di 2,8 miliardi, la parte restante, necessaria a controbilanciare è spalmata in tre anni, a meno che i dazi americani non verranno revocati. Solo in questo caso anche l'UE tornerà sui suoi passi. Del resto, come afferma la terza legge della dinamica, "a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria". Staremo a vedere.
Guerra dei dazi: cosa rischia l'Italia
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Da un'eventuale guerra dei dazi con gli Stati Uniti, l'Italia rischierebbe veramente grosso. Il giro di export del nostro Paese negli States, infatti, solo nel settore metallurgico (uno dei settori su cui colpirebbe Trump andando a toccare appunto acciaio e alluminio), in Europa è secondo solo alla Germania (con oltre 200mila tonnellate nel 2017 per un valore stimato di quasi 600 milioni di euro). Ma non solo. E se la guerra si estendesse anche al made in Italy? Lo Stivale, secondo gli ultimi dati di Istat e Mise, vende qualcosa come 40 miliardi di euro di merci agli Usa, collocandosi come ottavo tra i paesi da cui gli americani importano. Per contro, compriamo dall'America beni per soli 15 miliardi. L'impatto dunque sarebbe devastante, se, come sottolinea la Coldiretti, la guerra commerciale con gli Usa si estendesse in altri settori.
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