di Lucia Izzo - Un "ddl anti-violenze" per tutelare i sanitari dalle aggressioni, con l'istituzione di un Osservatorio nazionale e della predisposizione di un aggravamento di pena a chi aggredisce gli esercenti la professione sanitaria.
È questo in estrema sintesi il contenuto del disegno di legge (sotto allegato) approvato dal Consiglio dei Ministri in esame preliminare, su proposta del Ministro della salute Giulia Grillo, volto a introdurre disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie nell'ambito dell'esercizio delle loro funzioni. Il testo, licenziato dal CdM, passa ora all'esame del Parlamento.
Ddl antiviolenza sanitari: primo passo fondamentale
"È un primo passo, primo ma fondamentale" dichiara il ministro Grillo parlando di "Un provvedimento che vuole essere un segnale forte per tutti i dipendenti del Servizio sanitario nazionale. Lavoratori impegnati giorno e notte nell'assistenza dei cittadini, che non possono rischiare la propria incolumità in condizioni spesso di grande difficoltà".
Per il ministro "I ripetuti, ormai continui episodi di aggressioni e minacce in corsia, nei pronto soccorso e negli ambulatori, non possono più essere tollerati. E faremo di tutto per proteggere chi si prende cura di noi con tanto sacrificio" soggiungendo che "Il Ssn ha il doppio dovere di tutelare i cittadini-pazienti, ma anche di garantire l'incolumità di chi vi opera".
Tra le maggiori novità introdotte dal provvedimento, emerge la presenza di un'aggravante per i reati commessi nei confronti degli esercenti le professioni sanitarie. Sul punto, ha dichiarato il presidente della Federazione di Asl e Ospedali (Fiaso), Francesco Ripa di Meana, "Più dell'inasprimento delle sanzioni penali, è importante che il riconoscimento dell'aggravante generica consenta ora di procedere d'ufficio, perché i dati in nostro possesso dicono che su oltre tremila aggressioni l'anno solo 1.200 vengono regolarmente denunciate".
In vista dell'esame preliminare, anche il Presidente della Federazione degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (FNOMCeO), Filippo Anelli, aveva chiesto che il provvedimento prevedesse la procedibilità d'ufficio ritenendo "una misura non pienamente efficace aumentare le pene per un reato che resta, in molti casi, procedibile solo su querela di parte, in un contesto in cui gli operatori sanitari spesso non denunciano, per salvaguardare il rapporto di fiducia con gli assistiti o per minacce di ritorsioni".
Il Presidente, inoltre, aveva porto i suoi ringraziamenti al ministro Grillo "per la sensibilità e l'attenzione dimostrate rispetto all'escalation di violenza contro i medici e gli operatori sanitari e per aver preso provvedimenti fattivi in tempi rapidi".
Sanitari: i contenuti del ddl antiviolenza
Il d.d.l. di compone di tre articoli e, come si legge nella relazione illustrativa, mira a individuare misure di prevenzione e contrasto per gli atti di violenza che sempre con maggior frequenza colpiscono gli esercenti le professioni sanitarie, mettendo a rischio la loro incolumità fisica e professionale.
Il fenomeno, nonostante la mancanza di dati statistici, appare essere noto e preoccupante: l'elemento peculiare e ricorrente che caratterizza gli attacchi agli operatori del settore viene individuato dal rapporto "fortemente interattivo e personale che si instaura tra paziente e il sanitario durante l'erogazione della prestazione" e che "vede spesso coinvolti soggetti, quali il paziente stesso o i familiari, che si trovano in uno stato di vulnerabilità, frustrazione o perdita di controllo, specialmente se sotto l'effetto di alcol o droga".
Violenza contro i sanitari: arriva l'aggravante
Il provvedimento, al fine di contrastare i fenomeni violenti contro gli esercenti la professione sanitaria, prevede un'integrazione dell'art. 61 c.p. che disciplina le circostanze che aggravano il reato. Il medesimo articolo è stato integrato di recente (cfr. Legge n. 3/2018) da una specifica norma volta ad aggravare il reato quanto lo stesso è commesso a danno di persone ricoverate presso strutture sanitarie.
Si è dunque ritenuto opportuno prevedere l'inserimento di un successivo comma finalizzato ad un aggravante per chi commette il fatto con violenza o minaccia in danno degli esercenti le professioni sanitarie nell'esercizio della loro funzione.
Osservatorio nazionale sulla sicurezza dei sanitari
La proposta normativa, inoltre, mira a istituire un "Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie" presso il Ministero della salute con compiti di monitoraggio circa gli episodi di violenza commessi ai danni degli esercenti le professioni sanitarie.
L'Osservatorio, inoltre, si occuperebbe di promuovere studi e analisi per la formulazione di proposte e misure idonee a ridurre i fattori di rischio negli ambienti più esposti, nonché di monitorare l'attuazione delle misure di prevenzione e protezione previste dalle disposizioni a garanzia dei livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro.
La norma rinvia a un successivo decreto del Ministero della salute, di concerto con i Ministeri dell'Interno e dell'Economia delle Finanze, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e province autonome di Trento e di Bolzano a occuparsi di istituire l'Osservatorio e a definirne la composizione e la durata.
Stralciati i presidi ospedalieri
Rispetto alla bozza presentata a Palazzo Chigi, tuttavia, non trova spazio, per mancata intesa con il Ministero dell'Interno, l'articolo 3 che originariamente prevedeva di introdurre i presidi ospedalieri nel novero delle aree urbane suscettibili delle particolare tutele predisposte dal decreto Minniti per la sicurezza urbana (cfr. d.l. 14/2017).
In sostanza, se la norma avesse passato il vaglio del CdM, i presidi ospedalieri sarebbero stati inclusi nell'ambito dei patti per la sicurezza urbana che Sindaco e Prefetto possono sottoscrivere al fine di individuare, in relazione alla peculiarità dei contesti, specifici interventi di sicurezza urbana, ma anche nella aree urbane inseribili nei regolamenti di polizia urbana.
In Parlamento, tuttavia, è probabile che si tenti nuovamente di prevedere l'utilizzo dei militari di "Strade sicure" negli ospedali.
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