Giro di vite sugli mms. Le foto scattate con il telefono cellulare, infatti, possono mettere a rischio la privacy. Dunque sono passibili di condanna penale. Lo dice la Corte di Cassazione in una sentenza con la quale ha reso defintiva la condanna per interferenze illecite nella vita privata inflitta ad A.T., un 25enne di origine albanese denunciato da una ragazza di Trento per averla fotografata col telefono cellulare mentre era sull'autobus e all'interno del negozio dove lavora. Va detto che nel caso in questione, A. T., gia' condannato dal Tribunale della Liberta' di Trento, luglio 2005, e' stato processato anche per una seri di altri reati , tra cui quello di violenza privata, molestia e minaccia, (da qui la conferma della custodia cautelare in carcere) ma la Suprema Corte, piu' in generale, chiarisce in quale maniera gli mms possano violare la privacy, fissandone i paletti per l'utilizzo. 'Il legislatore - scrive la Quinta sezione penale nella sentenza 10444 - sanziona le incursioni abusive nella vita privata altrui, fissate con strumenti tecnici suscettibili di riprodurre la violazione di ambiti riservati e preclusi all'osservazione indiscreta dei terzi'. E c'e' di piu', perche', secondo gli 'ermellini' anche un mms scattato sul luogo di lavoro puo' provocare una 'lesione della riservatezza' attraverso 'illecite interferenze , anche nei locali ove si svolge il lavoro dei privati (studio professionale, ristorante, bar, osteria, negozio in genere). 'La facolta' di accesso da parte del pubblico - evidenzia la Suprema Corte - non fa venire meno nel titolare il diritto di escludere singoli individui non autorizzati ad entrare o a rimanere'.Infatti, annotano ancora gli 'ermellini', l'art. 615 bis del codice penale 'punisce le intrusioni nel domicilio altrui, realizzate mediante insidiosi mezzi tecnici (strumenti di ripresa visiva o sonora'. Anche un mms, dunque, puo' costituire 'intrusione' nella privacy se scattato 'all'insaputa o contro la volonta' di chi ha lo 'ius excludendi''.
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