di Gabriella Lax - Per il Garante della privacy anche i vigili urbani potranno accedere alla banca dati del Viminale per la verifica dei veicoli e dei documenti rubati. Arriva l'ok del Garante della privacy allo schema di decreto che regolerà l'accesso della polizia municipale alla banca dati del Viminale per la verifica dei veicoli e dei documenti rubati. Tuttavia andranno studiati nel dettaglio i rapporti tra comune e dipartimento di pubblica sicurezza alla luce del dlgs 51/2018 di attuazione della direttiva 2016/680. Così il Garante della privacy con il parere n. 316/2018.
Garante privacy, vigili con banca dati Viminale
Lo schema prevede la possibilità da parte degli operatori qualificati di polizia locale di accedere a una piccola porzione della banca dati del ministero dell'interno, riguardante solamente la verifica dei veicoli e dei documenti smarriti. Propedeutica a questa autorizzazione è però la questione relativa al trattamento dei dati personali
La consultazione potrà essere realizzata in modalità automatica in molte città tramite i moderni impianti di videosorveglianza collegati tramite le questure con il ced del Viminale.
Secondo il Garante, in questi casi, si farà riferimento non al Gdpr ma alla direttiva 2016/680. A tal proposito non serve regolare l'attività di trattamento dei dati ai sensi del codice della privacy ma facendo specifico riferimento dal dlgs 51/2018. Il titolare del trattamento dei dati non sarà solo il dipartimento di pubblica sicurezza ma anche il comune: il comandante della polizia locale sarà contitolare del trattamento di questi dati. Per regolarizzare la gestione tecnica e l'attività operativa il dirigente nominerà i soggetti autorizzati. In ogni caso sarà opportuno regolare queste attività speciali effettuate dalla polizia locale in un regolamento comunale ad hoc in grado di orientare meglio la complessa attività di adeguamento dei comandi alle nuove regole sulla privacy.