Per i giovani di oggi e' diventato talmente difficile inserirsi nel mondo del lavoro che 'non e' possibile stabilire un 'termine' all'obbligo di mantenimento' dei figli di separati. La Corte di Cassazione in una sua recente sentenza (la 8221/06) non puo' fare a meno di fare i conti con la chiusura dei mercati del lavoro, pertanto spezza una lancia a favore dei ragazzi sottolinenando come 'il limite di persistenza dell'obbligo' dei genitori di mantenere i figli non puo' essere dedotto 'dalla media della durata degli studi', bensi' dalle 'concrete difficolta' del giovane' nel raggiungere 'l'autosufficienza economica'. In proposito, la Prima sezione civile osserva che gli alimenti devono essere sospesi soltanto se il figlio 'malgrado i genitori gli abbiano assicurato le condizioni necessarie per concludere gli studi intrapresi e conseguire il titolo indispensabile ai fini dell'accesso alla professione auspicata, non abbia saputo trarre profitto per propria colpa'. Forte di questo ragionamento, la Suprema Corte ha accolto il ricorso di una signora di Trieste, Laura U., separatasi dal marito Valerio M. dopo trent'anni di matrimonio, che si era opposta alle conclusioni della Corte d'appello di Trieste secondo la quale l'ex marito avrebbe dovuto continuare a mantenere la figlia Paola, laureanda in biologia, con circa 150 euro al mese 'sino al compimento dei 26 anni', anno nel quale secondo i giudici di merito la ragazza avrebbe potuto trovare anche un lavoro. Anche la casa coniugale, secondo i giudici di merito, doveva rimanere a madre e figlia fino a quellla scadenza temporale.
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