di Gabriella Lax - Fino a due anni di carcere e e 100mila euro di multa per chi promuove diete che possono causare anoressia e bulimia. Questo è il contenuto del disegno di legge all'esame della commissione sanità del Senato (sotto allegato). Ma la battaglia contro l'anoressia ed i disturbi alimentari al Parlamento si muove su due fronti poiché anche alla Camera c'è una proposta di legge che punta ai medesimi obiettivi, con focus sulle modelle troppo magre nelle passerelle.
Ddl anoressia al Senato
Il primo, adottato come testo di base dalla commissione sanità, è un disegno di legge, prima firmataria la forzista Maria Rizzotti (FI), dal titolo "Introduzione dell'articolo 580-bis del codice penale, concernente il reato di istigazione al ricorso a pratiche alimentari idonee a provocare l'anoressia o la bulimia, nonché disposizioni in materia di prevenzione e di cura di tali patologie e degli altri disturbi del comportamento alimentare".
Dopo la definizione dei disturbi alimentari, all'articolo 1, la pdl introduce nel nostro codice penale il reato di istigazione al ricorso a pratiche alimentari idonee a provocare l'anoressia o la bulimia. Chiunque, con qualsiasi mezzo, anche per via telematica, determini o rafforzi l'altrui proposito di ricorrere a pratiche di restrizione alimentare prolungata, idonee a procurare l'anoressia o la bulimia, e ne agevola l'esecuzione sarà punito con la reclusione fino a un anno e la sanzione amministrativa da euro 10.000 a euro 50.000. Se il reato è commesso nei confronti di una persona in minorata difesa, o su di una persona minore 14 anni o ancora su di una persona priva della capacità di intendere e di volere, si prevede l'applicazione della pena della reclusione fino a due anni e la sanzione amministrativa da euro 20.000 a euro 100.000. Toccherà Polizia postale il monitoraggio dei siti che riportano notizie che diffondono, tra i minori, messaggi suscettibili di rappresentare, per il loro contenuto, un concreto pericolo di istigazione al ricorso a pratiche di restrizione alimentare prolungata.
Nell'art. 4 è stabilito che siano Regioni e province autonome ad indicare le strutture sanitarie e alle aziende sanitarie locali gli interventi più idonei ai fini della diagnosi precoce e della prevenzione delle complicanze delle malattie sociali. Prevista l'istituzione della Giornata nazionale contro i disturbi del comportamento alimentare. L'art. 6 si occupa dell'utilizzo professionale dell'immagine femminile per campagne pubblicitarie e le sanzioni a carico delle agenzie di moda e pubblicitarie che si avvalgono di modelle che non presentano certificato medico o il cui certificato medico attesta che sono in uno stato di massa corporea di grave magrezza o di forte sottopeso. Infine è stabilita (già dal 2018) una copertura finanziaria per una spesa valutata in 20 milioni di euro annui.Stop a modelle troppo magre nelle sfilate e campagne pubblicitarie
In un testo formato da 4 articoli, depositato a fine luglio a Montecitorio e assegnato alla commissione Attività Produttive, ecco le proposte delle due deputate M5s, Azzurra Cancelleri e Marialucia Lorefice indirizzate, nello specifico, alla categoria delle modelle e dei modelli. In primis, la proposta stabilisce che non possano essere impiegati per sfilate e campagne pubblicitarie modelli con indice di massa corporea (il rapporto tra il peso e l'altezza) pari o inferiore a 18,5, ossia il livello minimo indicato dall'Oms sotto il quale si può parlare di malnutrizione. La norma stabilisce ancora l'obbligo di certificato medico e valutazione psicologica che attestino l'assenza di disturbi alimentari. In caso di mancato rispetto di queste disposizioni previste multe fino a 75mila euro e carcere fino a sei mesi. Penalizzazioni anche per i mezzi di comunicazione che utilizzano o promuovano un'immagine di eccessiva magrezza incoraggiando il ricorso a restrizioni alimentari "per un periodo prolungato": previste multe tra i 50mila e i 100mila euro e il carcere tra 6 mesi e un anno. È stabilito divieto di sfilare sotto i 16 anni in sfilate per adulti: i modelli tra i 16 e 18 anni non possono comunque lavorare tra le 22 di sera e le 6 di mattina e devono essere accompagnati da un tutore. In ogni caso va assicurato l'assolvimento degli obblighi scolastici. Il ministero dell'Istruzione si impegna a proporre progetti in ambito nazionale, regionale e locale, per diffondere la cultura di una corretta educazione alimentare.
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