L'Italia è il primo Paese del G7 ad appoggiare la spinta d'investimento globale verso la Cina. Ma il Governo è in disaccordo. Vediamo cos'è "la nuova via della seta" e i perchè delle critiche

di Gabriella Lax - La via della seta è un nome evocativo. La rotta commerciale che univa l'impero romano a quello cinese e poi ancora il ricordo del lungo viaggio di Marco Polo e dei commercianti veneziani. È il commercio con la Cina infatti il punto nodale della "Nuova via della seta", iniziativa (anche molto criticata) battezzata dal premier Giuseppe Conte.

Che cos'è la Nuova via della Seta?

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Si tratta di un memorandum d'intesa tra Italia e Cina sulla "Nuova Via della Seta" (BRI ossia Belt & Road Initiative), voluta da Pechino per connettere Asia, Europa e Africa.

In Europa sono già 13 i Paesi che hanno firmato l'accordo, ma l'Italia è il primo paese del G7 a compiere l'operazione e ad appoggiare formalmente la spinta all'investimento globale della Cina. Il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, martedì 19 marzo riferirà alle Camere sul memorandum Italia-Cina. La formalizzazione dell'accordo, con la firma del memorandum, dovrebbe avvenire la settimana prossima, durante la visita a Roma del presidente cinese Xi Jinping prevista nei giorni 21, 22 e 23 marzo.

Cosa prevede la Nuova via della seta

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Il progetto cinese, nato nel 2013, ha come obiettivo la ridefinizione del sistema di rapporti economici e politici a livello globale. Per far questo è prevista la creazione di due corridoi (uno marittimo e uno terrestre). In questa rete, fatta di collegamenti infrastrutturali, commerciali e di investimento, il perno centrale, tra Europa, Africa Orientale e Estremo Oriente, sarebbe proprio la Cina.

Per la costruzione degli snodi nevralgici sono stati stanziati già oltre 100 miliardi. L'asse principale è appunto, l'antica "Via della seta" che collega la Cina all'Asia centrale e meridionale e si spinge verso l'Europa. L'altro asse sarà la "Nuova via della seta marittima", che collega la Cina alle nazioni del sudest asiatico, ai paesi del Golfo, al Nord Africa e all'Europa. Per completare il quadro, altri sei corridoi economici sono stati individuati. Tra i porti europei appetibili per Pechino ci sono, in primis, Valencia e Rotterdam nonché Trieste e Genova. Trieste in particolar modo sarebbe una strada aperta sui Balcani e sulla Mitteleuropa.

Nuova via della Seta, il perché delle critiche

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Preoccupazioni su questa iniziativa, sono riportate dal Financial Times. Secondo gli americani non si tratterebbe di obiettivi economici da parte di Pechino, bensì di mire geopolitiche. Il lavoro progressivo di ingerenza in Europa della Cina, con l'apertura delle rotte commerciali potrebbe compromettere il pressing americano nei confronti della Cina per il commercio e rischierebbe di danneggiare il tentativo di Bruxelles di trovare un percorso comune nell'Ue per gestire gli investimenti cinesi.

Secondo Conte l'iniziativa cinese rappresenta «una scelta di natura squisitamente economico commerciale, perfettamente compatibile con la nostra collocazione nell'Alleanza atlantica e nel Sistema integrato europeo». Anche dal Quirinale arrivano altre rassicurazioni, il memorandum sarebbe «molto meno pregnante di documenti analoghi stipulati da altri Paesi europei».

Il Governo diviso per la "Nuova via della Seta"

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La sicurezza espressa dal presidente del consiglio Conte da un lato è sostenuta dal vicepremier Luigi Di Maio che spiega:«Sono contento che nel governo e con il Quirinale ci sia totale accordo». La stessa convinzione invece non ha caratterizzato l'altro vicepremier Matteo Salvini che sul memorandum sembra voler mettere le mani: «Non è un testo sacro, per cui per quello che mi riguarda e per quello che riguarda anche altri ministri, tutto è migliorabile. Ogni investimento - afferma il leader leghista - , soprattutto in settori strategici, dalle infrastrutture fisiche alle tlc deve essere analizzato con la massima cura e attenzione». Ed infine «Se ci sarà il solo lontanissimo dubbio che certe acquisizioni possano mettere in difficoltà la sicurezza nazionale, da ministro dell'Interno, dirò un secco no».


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