di Gabriella Lax - L'Avvocatura pubblica ha un ruolo che va riconosciuto. Dell'importanza di questo ruolo si è discusso, a Palermo, sabato 23 marzo, nel corso della riunione degli Stati generali di Unaep (Unione nazionale avvocati enti pubblici) alla presenza di oltre 200 tra avvocati e addetti ai lavori.
Unaep: avvocatura pubblica, un ruolo che va riconosciuto
«Gli avvocati che lavorano nella Pubblica Amministrazione non possono essere equiparati a semplici funzionari o generici dirigenti, ma devono essere considerati dei professionisti ai quali gli Enti di appartenenza affidano l'importante e delicato compito di tutelarne gli interessi che sono poi interessi di tutti i cittadini». È questo il messaggio che è emerso dagli stati generali.
Nel suo intervento, Antonella Trentin, presidente Unaep ha evidenziato come «La professione di avvocato pubblico andrebbe riconosciuta a livello normativo e attraverso un contratto all'altezza dei delicati compiti che siamo chiamati a svolgere. Dal 1999 ad oggi si è passati da 3.772 avvocati pubblici a 4.552 unità, mentre i legali del libero Foro sono passati da 109.818 a 245.631 unità. In totale, includendo anche l'Avvocatura di Stato, in Italia ci sono meno di 5mila unità di avvocati dedicati alla difesa erariale i quali fanno risparmiare milioni di euro alla pubblica amministrazione e collezionano fino al 97% di esiti favorevoli. Sono numeri sui quali occorre aprire una riflessione importante».
E Lo Stato italiano «deve smetterla di trattare la giustizia come merce», ha specificato Giuseppe Di Stefano, Presidente dell'Ordine degli Avvocati di Palermo, che ha ricordato come nel nostro Paese «dal 1932 ad oggi sono state promulgate e sono tuttora vigenti 175mila leggi statali, in Germania sono 5.500, in Inghilterra sono circa tremila. È chiaro che c'è un problema di eccessiva proliferazione delle leggi che vanno razionalizzate definendo, ad esempio, codici specifici per ogni tipo di attività, a partire da quella legale».
Per Francesco Greco del Consiglio nazionale forense, ancora, il riconoscimento di un trattamento economico «adeguato» coincide con «l'obiettivo di aggiungere l'autonomia nell'esercizio della professione».
L'impegno dell'Unaep su questo fronte, per diversificare l'importanza del lavoro degli avvocati della P.a. è stato posto in rilievo da Umberto Di Primio, Vicepresidente Nazionale ANCI, Delegato Nazionale ANCI Pubblica Amministrazione, Politiche del Personale: «l'avvocatura pubblica non può che essere autonoma. È impensabile un'avvocatura che in una strategia processuale debba tenere conto di direttive degli organi politici. L'avvocato iscritto nell'elenco speciale non è un dipendente amministrativo ma è un professionista che lavora nella Pa». Ed inoltre di autonomia e indipendenza universale degli operatori del diritto che valgono per tutti, ha parlato ha ricordato Giuseppe Corasaniti, capo dipartimento Affari di Giustizia del Ministero diretto da Bonafede e magistrato di Cassazione. Da questo angolo visuale dignità ed equo compenso rappresentano due facce della stessa medaglia.
E, il ruolo centrale dell'avvocatura «va visto in modo unitario sotto il profilo della tutela dei diritti, della deontologia e della stessa indipendenza» evidenzia Corasaniti. Quello della valorizzazione delle risorse professionali nella Pa «è un'esigenza inderogabile», afferma il vice sindaco di Palermo, Fabio Giambrone, nel suo intervento di saluto al convegno. Il ruolo dell'avvocato pubblico, ha ricordato il vice presidente della regione Sicilia, Gaetano Armao, «è di primaria importanza per consentire alle amministrazioni di interpretare e applicare correttamente il diritto».
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