di Annamaria Villafrate - Piccolissimi i segnali di crescita del Pil registrati dall'inizio del 2019 dopo il periodo di recessione che ha caratterizzato in particolare gli ultimi tre mesi del 2018. La spinta viene dal manifatturiero, le famiglie spendono, ma non risparmiano. Colpa anche dei limiti agli scambi internazionali e della paura a investire nei titoli di stato, caratterizzati da una volatilità spaventosa nei rendimenti. Ancora troppo poco per festeggiare.
Da inizio 2019 il Pil cresce, ma l'incertezza è ancora tanta
Dopo la battuta d'arresto del 2018, che ha fatto pensare al pericolo recessione, stando ai dati riportati nella Nota congiunturale di aprile dell'Ufficio parlamentare di bilancio sembrano esserci timidi e incerti segnali di ripresa. Il 2018 è stato un anno complicato e negativo per l'economia del paese, difficile quindi ipotizzare una ripresa rapida.
Insomma la ripresa è davvero minima. L'Ufficio Parlamentare di Bilancio parla di una variazione congiunturale del Pil dello 0,1% nel corso del primo trimestre, proveniente soprattutto dalla crescita del manifatturiero, da sempre uno dei settori portanti dell'economia italiana. Il Pil cresce, come crescono le incertezze. Conseguenza anche del quadro internazionale caratterizzato da nuovi limiti agli scambi, per non parlare delle continue variazioni dei rendimenti dei titoli di debito pubblico italiano.
Il calo del potere d'acquisto non ha provocato, nonostante due trimestri negativi, la diminuzione della spesa per i consumi delle famiglie italiane. E' però tornata a crescere la propensione al risparmio, anche se l'incertezza di famiglie e imprese nel complesso aumenta.
La produzione industriale, diminuita progressivamente tra settembre e dicembre 2018 a inizio 2019 ha registrato due incrementi successivi.
L'incremento dello 0,1% del Pil rispetto alla media registrata lo scorso anno nei mesi di ottobre, novembre e dicembre è un risultato troppo esiguo per entusiasmarsi.
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