di Gabriella Lax - È in continuo aumento il fenomeno delle aggressioni fisiche e verbali nei confronti dei medici e del personale sanitario. Da qui la necessità, più volte invocata dai camici bianchi, di una legge a tutela. E a tal proposito risponde la proposta di legge in discussione al Parlamento di cui si chiede la velocizzazione dell'iter.
Violenza sui medici: le statistiche allarmanti
Secondo i risultati di un questionario cui hanno risposto oltre 5mila professionisti sanitari: nell'ultimo anno un medico su due ha subito aggressioni verbali. Il 4% dei medici è stato vittima di violenza fisica. Il 38% di loro ha dichiarato di sentirsi poco o per nulla sicuro e più del 46% è abbastanza o molto preoccupato di subire aggressioni. Aggressioni che potevano essere previste, a detta del 56% di chi ha subito violenza, anche se il 78% degli intervistati non sa se esistano o meno procedure aziendali per prevenire o gestire gli atti di violenza.
Una proposta di legge contro la violenza sui medici
E, come suggerisce in premessa il testo della proposta, sono tanti e vari i motivi che hanno determinato questo incremento di violenze nei confronti di camici bianchi: l'insufficiente preparazione dei medici a gestire situazioni complesse in emergenza; il sovraffollamento dei reparti di pronto soccorso; la mancanza di triage; l'inadeguatezza della struttura (ad esempio locali non adatti e poco accoglienti, basso livello di umanizzazione delle cure).
Il testo rappresenta comunque «Un passo avanti nella lotta contro la violenza verso i medici e gli altri operatori sanitari» ha specificato il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli. Una tematica sulla quale la federazione «auspica che il Parlamento
licenzi al più presto un provvedimento». La proposta è costituita da un solo articolo e introduce, sostanzialmente, la procedibilità d'ufficio per le aggressioni contro medici, infermieri e altri operatori sanitari nell'esercizio delle loro funzioni. Il problema però non si può risolvere solo con la procedibilità d'ufficio, secondo il presidente «accanto all'inasprimento delle pene e alla procedibilità d'ufficio dobbiamo pensare a una ristrutturazione organizzativa». Si pensi, ad esempio, «a quelle strutture di guardia medica, isolate, non adeguate alle norme di sicurezza, per cui le colleghe più giovani si fanno accompagnare nei turni dai parenti; sulle strutture di pronto soccorso; sui presidi territoriali di psichiatria, come quello in cui perse la vita, accoltellata da un suo paziente, la psichiatra barese Paola Labriola». E ancora «Spesso il medico non denuncia - ha continuato Anelli- per paura di ritorsioni o per non sottrarre tempo alla sua attività di cura, per preservare la relazione con il paziente, anche quando questi diventa violento. Sosteniamo dunque questo progetto di legge, così come gli altri che sono stati presentati, sia da parte di parlamentari sia dal Governo». Infine Anelli ha annunciato, per tutti i medici, un nuovo corso di formazione a distanza, accreditato nell'ambito dell'Educazione continua in medicina, e incentrato sulle tecniche psicologiche per cogliere i segnali di un'escalation di violenza e disinnescarla.«A livello politico non ho alcuna preclusione - ha aggiunto il ministro alla salute Giulia Grillo - il lavoro del Parlamento per me va bene. Quello che mi interessa è che tutti gli operatori sanitari vengano tutelati e non siano vittime del loro lavoro. Capiamo che le situazioni a cui sono sottoposti i pazienti quando arrivano nelle strutture sanitarie siano stressanti, ma crediamo che, per l'interesse di tutti, non siano tollerabili fenomeni di violenza fisica o verbale o minacce».
Anelli: «Velocizzare l'iter della proposta di legge»
Tempi troppo dilatati, se si considera che la proposta di legge, presentata il 12 febbraio scorso e assegnata, il 27 maggio, alla Commissione Giustizia in sede referente. In due lettere, indirizzate al presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, e a quello della Camera, Roberto Fico, Anelli auspica la «velocizzazione dell'iter dei provvedimenti legislativi in itinere contro la violenza a danno degli operatori sanitari, al fine di creare dei deterrenti normativi che siano un segnale contro intemperanze sociali, che siano un messaggio alla popolazione in termini di sicurezza dei presidi sanitari e dei luoghi di cura, oltre che un segnale verso l'intera categoria sanitaria che ha subito perdite di validissimi professionisti trucidati sul posto di lavoro, in ambulatori, studi medici, ospedali». In ultimo Anelli scriverà anche al presidente della Commissione Igiene e sanità del Senato, Pierpaolo Sileri, e ai capigruppo della stessa Commissione, dove il Ddl di iniziativa governativa è all'esame.
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