di Gabriella Lax - Quello dipinto dai risultati delle prove Invalsi nazionali non è il quadro che meriterebbe l'Italia. La scuola arranca, tranne qualche eccezione; quelli che dovrebbero essere i lavoratori del futuro, gli studenti (soprattutto al Sud), manifestano difficoltà nelle materie di base.
- Bussetti: «Invalsi, foto articolata e dettagliata»
- Studenti italiani, secondo i dati Invalsi il Sud va in affanno
- Soluzioni contro l'ignoranza dilagante
Bussetti: «Invalsi, foto articolata e dettagliata»
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A poco valgono le parole del ministro all'Istruzione Marco Bussetti che spiega «Oltre ad alcuni innegabili segnali di preoccupazione, i risultati contengono anche alcune tendenze incoraggianti e spunti di immediato intervento migliorativo». L'unica nota positiva rispetto al 2018 Invalsi è un leggero miglioramento degli esiti complessivi. Il ministro sottolinea come i test Invalsi siano uno strumento che consente di avere una foto articolata e dettagliata del lavoro fatto e di quanto bisogna svolgere. Il miglioramento riguarda gli studenti della scuola superiore di primo grado, soprattutto in Matematica e Inglese, ma la vera emergenza è il Sud.
Vediamo più da vicino i numeri presentati alla Camera sulla rilevazione degli apprendimenti nelle classi II e V delle elementari, nella classe III della scuola secondaria di primo grado e nelle classi II e V della scuola secondaria di secondo grado.
Studenti italiani, secondo i dati Invalsi il Sud va in affanno
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In generale il livello di preparazione degli studenti italiani lascia molto a desiderare, in particolare al Sud, dalle elementari fino all'ultimo anno delle superiori. Continua ad essere marcata la differenza tra Nord e Sud del Paese sulle competenze degli studenti in italiano e matematica.
Soprattutto su quest'ultima materia, fin dalle elementari, emergono le maggiori differenze di apprendimento. Una più elevata difficoltà dei bambini si registra in alcune regioni del Mezzogiorno (Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna). Divari che alle medie diventano voragini. I test d'italiano sugli studenti di terza media testimoniano un difficile apprendimento e non raggiungono un livello adeguato: il 30% al Nord Ovest, il 28% nel Nord Est, al Centro il 32%, percentuali da allarme rosso al Sud il 40% e al Sud e sulle Isole il 46%. La matematica poi accentua ancora di più il dislivello: percentuale di studenti che non arriva ad un livello adeguato è del 32% nel Nord Ovest, del 28% nel Nord Est, del 35% nel Centro, del 48% nel Sud e del 56% nel Sud e Isole. In Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna picchi di 55-50% di ragazzi di terza media con livelli molto bassi soprattutto in matematica e inglese, molto più bassi delle linee nazionali. Arriviamo in seconda superiore: per l'italiano non raggiunge il livello adeguato il 21% degli studenti del Nord Ovest, il 20% di quelli del Nord Est, il 29% degli studenti del Centro, il 40% di allievi del Sud e il 44% degli studenti del Sud e Isole. Al termine delle scuole superiori, gli allievi che raggiungono risultati molto bassi in Italiano sono circa il 13% del totale, ma questa quota supera il 20% in Campania, Basilicata e Sicilia, per arrivare al 25% in Calabria.Un quadro desolante quello presentato dall'Invalsi alla Camera sulla rilevazione degli apprendimenti nelle classi II e V delle elementari, nella classe III della scuola secondaria di primo grado e nelle classi II e V della scuola secondaria di secondo grado. Riguardo l'inglese sono incoraggianti i numeri degli allievi della scuola primaria italiana, con un miglioramento nelle prove di ascolto. L'88,3% degli allievi della V elementare raggiunge il livello A1 del Qcer nella prova di lettura (reading) e l'84% di allievi il livello A1 del Qcer nella prova di ascolto (listening). Al Nord e al Centro gli allievi che raggiungono il livello A1 di reading sono circa il 90%, mentre al Sud circa l'85%. Per il listening, invece, gli allievi che si collocano al livello A1 sono circa l'87% al Nord e al Centro, mentre circa il 78% al Sud.
Alle superiori invece, la prova di lettura in inglese è un tabù: all'ultimo anno della scuola secondaria superiore, il 51,8% degli studenti delle scuole italiane raggiunge il B2 ma il 10,6% non raggiunge il B1, ossia si posiziona a un livello di competenza molto basso dopo 13 anni di scuola.
Soluzioni contro l'ignoranza dilagante
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Se l'Italia si trova in queste condizioni, con una forbice che taglia fuori l'intero Mezzogiorno, andando a incidere ulteriormente in negativo in zone di produttività e sviluppo molto basso, le responsabilità non sono solo della scuola.
Società e famiglia giocano ruoli determinanti. Tuttavia le speranze di miglioramento della vita proprio grazie all'istruzione e alla conoscenza non sembrano ben indirizzate. E sembra impossibile non collegare questo dato col fatto che il nostro Paese abbia il Pil più basso d'Europa. Ma è impossibile non ricondurre questo declino agli investimenti sull'istruzione più volte sacrificati. In ultimo per evitare la procedura d'infrazione, con la decisione di tagliare i fondi per l'edilizia scolastica. Quando invece sugli edifici scolastici, contro l'abbandono dell'istruzione (persino quella obbligatoria) bisognerebbe invece investire e anche pesantemente. A dare una strigliata sul tema ci ha pensato il presidente della Commissione Istruzione della Camera, Luigi Gallo, che afferma «le valutazioni da sole non bastano se non si attiva un processo di miglioramento» e poi annuncia: «entro luglio presenteremo in Commissione Cultura una nostra risoluzione di indirizzo su questo tema: fulcro del nostro documento sarà eliminare l'obbligatorietà delle prove Invalsi e lasciare alla singola scuola la libertà di svolgerle».