di Lucia Izzo - Nel suo discorso innanzi alla Camera, prima di strappare all'Aula il voto di fiducia all'esecutivo giallorosso, Giuseppe Conte ha sottolineato la necessità di "un'azione che restituisca una prospettiva di sviluppo e speranza a giovani e famiglie a basso reddito".
Il tema delle famiglie è assai caro al PD quanto al M5S, e, difatti, il premier ha precisato che nel piano di Governo è previsto che l'esecutivo di adoperi "per le famiglie svantaggiate" e "per azzerare totalmente le rette per la frequenza di asili nido e micronidi per il prossimo anno scolastico".
- Assegno unico per le famiglie: come funziona?
- I sussidi assorbiti
- Il problema delle risorse
- L'introduzione graduale
Assegno unico per le famiglie: come funziona?
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Da tali premesse scaturisce una rinnovata attenzione al progetto, già presentato dal PD e contenuto in una proposta di legge, volto a introdurre un assegno unico per le famiglie. Un'idea che piace ad ambedue i partiti.
Il d.d.l., presentato a inizio legislatura da Stefano Lepri, deputato PD ed ex assessore ai Servizi sociali del Comune di Torino, descrive un assegno unico e universale il quale assorbirebbe tutte le altre misure in denaro, ad esempio i bonus.
L'idea è quella di riconoscere, per ogni figlio a carico, un assegno unico di massimo 240 euro fino al compimento dei 18 anni. L'importo, per figli di età tra i 18 e i 26 anni, sarebbe invece ridotto e arriverebbe fino a un massimo di 80 euro.
Questi appena indicati sarebbero i massimali riconoscibili, in quanto l'importo effettivo dell'assegno andrebbe parametrato in relazione al reddito dei genitori e, in ogni caso, nulla sarebbe dovuto in caso di reddito superiore a 100mila euro l'anno.
I sussidi assorbiti
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Come suggerisce già il nome, l'introduzione dell'assegno unico avrebbe l'effetto di assorbire gli altri strumenti attualmente esistenti a sostegno delle famiglie con figli. Si pensi agli assegni familiari, attualmente erogati ai nuclei familiari di alcune categorie di lavoratori, pensionati e a poche altre categorie di lavoratori atipici (ne sono esclusi gli autonomi).
Questi si trasformerebbero in una piccola detrazione in busta paga, mentre con l'assegno unico si introdurrebbe un sostegno alla natalità, in calo nel Pese, senza più un legame con il lavoro e senza le distorsioni che caratterizzano gli altri strumenti attualmente esistenti a sostegno delle famiglie con figli.
Il problema delle risorse
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Pur essendo una proposta sulla quale PD e M5S possono trovare un accordo, il problema principale, come è facile intuire, è quello dei costi. In particolare, l'introduzione di un assegno unico rende necessario uno stanziamento di circa 3 miliardi l'anno, una somma difficile da reperire in un momento delicato per il nuovo esecutivo che, nella prossima manovra di bilancio, è già impegnato a recuperare le risorse per bloccare l'aumento dell'Iva e il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori.
"Atti dovuti" per i quali è necessario reperire ben 28 miliardi di euro, lasciando così poco margine per l'introduzione anche dell'assegno unico.
L'introduzione graduale
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La soluzione potrebbe essere quella di un'introduzione graduale già a partire dal prossimo anno, sfruttando l'imminente manovra di Bilancio, così da dilazionare l'impatto sulla finanza pubblica dei costi della misura.
Ad esempio, l'assegno unico potrebbe essere inizialmente attivato solo per alcune categorie particolarmente "deboli", ovvero coloro che sono senza lavoro o per gli incapienti (coloro che dichiarano annualmente meno di 8mila euro).
Questa strada, maggiormente sostenibile, consentirebbe di rispettare il programma di governo nella parte in cui promette "particolare attenzione alle famiglie numerose e prive di adeguate risorse economiche".
La proposta è sul tavolo sia del Ministro per la Famiglia, Elena Bonetti, che del Ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri. Per far partire l'assegno unico dal 2020, inserendolo nella manovra di fine anno, è necessaria un'analisi puntuale circa la sostenibilità dei costi e sulla concreta fattibilità della misura.