di Redazione - Abolizione della prescrizione e mancata riforma del processo. Sono i due motivi che hanno spinto i penalisti a proclamare (con delibera del 30 settembre) l'astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale dal 21 al 25 ottobre prossimi.
"È ormai imminente il termine di entrata in vigore della norma che di fatto abroga la prescrizione del reato dopo la pronunzia della sentenza resa dal giudice del primo grado. Il Ministro della Giustizia ha pubblicamente dichiarato che nessun intervento è previsto su quella norma, mentre il Partito Democratico, ha formulato, sul punto, riserve assai blande, indeterminate nei contenuti e non di rado contraddittorie. E' manifestamente inverosimile il proposito, pure sorprendentemente avanzato dal Ministro, di un intervento di riforma dei tempi del processo penale prima dell'entrata in vigore della Riforma della prescrizione, cioè entro il 31 dicembre 2019" si legge sul sito dell'Ucpi.
Il cittadino, proseguono i penalisti italiani, "resterà dunque in balia della giustizia penale per un tempo indefinito, cioè fino a quando lo Stato non sarà in grado di celebrare definitivamente il processo che lo riguarda, come denunciato dai penalisti con l'intera comunità dei giuristi italiani. È chiaro a tutti gli addetti ai lavori, anche alla magistratura, che l'entrata a regime di un simile, aberrante principio determinerebbe un disastroso allungamento dei tempi dei processi, giacché verrebbe a mancare la sola ragione che oggi ne sollecita la celebrazione".
Da qui la proclamazione dello sciopero che porterà ad un'astensione da tutte le udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale per 5 giorni consecutivi.
Non solo, nella delibera, si invitano tutte le camere penali territoriali ad "organizzare in quella settimana una serrata serie di iniziative politiche volte ad informare la pubblica opinione delle ragioni della protesta, ed a coinvolgere nel dibattito e nel confronto le forze politiche, le altre associazioni
dell'avvocatura, la magistratura, l'Università, gli esponenti della cultura e della società civile, e tutti coloro che intendono impedire l'affermarsi nel nostro Paese della idea incivile ed incostituzionale dell'imputato a vita'".• Foto: 123rf.com