di Gabriella Lax - Riforma delle pensioni, cantiere aperto. Ecco quali saranno i cambiamenti e che cosa, invece, resterà invariato dal 2020, infatti le novità potrebbero essere introdotte dalla legge di bilancio, sulla quale sono attualmente in corso i lavori in Parlamento:
- Pensioni e rivalutazione
- Pensioni e quota 100
- Opzione donna e Ape social
- Rischio addio per l'Ape volontario e aziendale
Pensioni e rivalutazione
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Dal prossimo primo gennaio alcuni assegni pensionistici riceveranno un aumento dovuto al tasso di rivalutazione dell'1,1% sulla base del tasso di inflazione del 2019 su dati e indicatori elaborati dall'Istat. La rivalutazione riguarderà solamente la parte di pensione calcolata con il sistema contributivo e sarà fatta con un'elasticità variabile in relazione alle fasce di importo che prevede, fino al 2021, una indicizzazione al 100% per gli assegni fino a quattro volte il minimo (2.052 euro lordi), e con un successivo calo, nella misura del 77% per i trattamenti di volare compresi tra quattro e cinque volte il minimo, del 52% per i trattamenti tra cinque e sei volte il minimo, del 47% per i trattamenti tra sei e otto volte il minimo, del 45% per i trattamenti tra otto e nove volte il minimo e del 40% per gli assegni superiori a nove volte il minimo. Il ragguaglio al 100% fino a quattro volte il minimo è stato deciso con il disegno di legge di Bilancio, ora al vaglio del Parlamento e contestato dai sindacati.
Pensioni e quota 100
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Quota cento resterà per il periodo che il governo aveva previsto per la sperimentazione e poi sparirà. Dunque, al momento, si prosegue col meccanismo che permette ai lavoratori di pensionarsi in deroga ai requisiti della pensione anticipata e quello di vecchiaia. Era stata introdotta dal cosiddetto "Decretone" e prevede la possibilità di accedere alla pensione maturando un minimo di 62 anni d'età e 38 anni di contributi. La misura, però, non è strutturale in quanto ha durata triennale per il periodo che va dal 1° gennaio 2019 al 31 dicembre 2021. "Quota 100
" rientra come parte integrante delle misure di welfare che il governo intende conservare, rispettando l'impegno preso nei confronti degli italiani.
Opzione donna e Ape social
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Anche nel 2020 ci sarà Opzione donna, prorogata per le lavoratrici con 58 anni di età (se dipendenti), o 59 anni (se autonome), che abbiano maturato almeno 35 anni di contributi. I requisiti di età anagrafica e contributiva per andare in pensione dovranno maturare entro il 31 dicembre 2019. La loro pensione si calcola con il criterio contributivo. Rinnovo per altri 12 mesi anche per Ape sociale che, secondo le direttive del governo, potrebbe riguardare almeno 15mila lavoratori con i requisiti previsti per l'anticipo agevolato e con almeno 63 anni di età e 30 di contributi (che diventano 36 nel caso delle attività gravose svolte da almeno sette anni negli ultimi 10 ovvero almeno sei anni negli ultimi sette). Anche questa opzione verrà prorogata nel 2020 per le donne con 58 anni (se dipendenti), o 59 anni (se autonome), che abbiano maturato almeno 35 anni di contributi, di poter andare in pensione in anticipo. Queste dovranno maturare i requisiti di età anagrafica e contributiva entro il 31 dicembre 2019.
Rischio addio per l'Ape volontario e aziendale
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Quello che è destinato a sparire invece è il ricorso all'Ape volontario o aziendale: una sperimentazione che avrebbe dovuto cessare nel 2018 e che è stata prorogata al 2019. Salvo cambi di rotta, da gennaio non si potrà invece più utilizzare l'anticipo finanziario per il pensionamento anticipato con 63 anni di età e almeno 20 di contributi, l'ape volontaria, sia nella versione singola che nella versione aziendale.