di Gabriella Lax - Un misura grazie alla quale i giovani con carriere discontinue possano ottenere coperture dei buchi contributivi. Questa è nell'idea del governo la cosiddetta pensione di garanzia.
La proposta dei sindacati
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Lo aveva annunciato la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo: il primo incontro per la riforma delle pensioni avrebbe riguardato "la pensione di garanzia giovani". E così è stato. L'idea espressa alla commissione di esperti, nell'incontro di ieri, dai sindacati è stata quella di partire da una soglia minima di garanzia, non inferiore all'attuale pensione di cittadinanza ossia 780 euro, che possa poi crescere in maniera proporzionale al numero di anni in cui si è lavorato e si è stati sul mercato del lavoro in varie forme.
I destinatari della proposta
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La proposta su cui sta lavorando il tavolo riguarda chi ha iniziato a lavorare, con carriere discontinue e precarie, a partire dal 1996 con pensioni calcolate con sistema interamente contributivo, e che dunque rischia di arrivare all'età della pensionistica con miseri assegni previdenziali. L'importo dell'assegno dovrebbe essere calcolato sia con i contributi realmente versati, sia con i contributi figurativi da applicare di fronte a carriere discontinue e precarie ma non solo. Il duplice calcolo riguarderebbe anche i casi di periodi dedicati alla formazione e al lavoro per cura familiare e ai periodi di basse retribuzioni.
Gli ostacoli tecnici
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Piena disponibilità da parte del governo a ragionare sull'ipotesi formulata dai sindacati affinchè i giovani abbiano degli assegni dignitosi. Il vero problema per l'attuazione di questa ipotesi sono le risorse a disposizione. Da qui l'obiezione della Uil che, con Carmelo Barbagallo chiarisce che prima vanno indicati i fondi a disposizione poi si può entrare nel merito e non il contrario.
Il calendario dei prossimi incontri prevede: il 7 febbraio la rivalutazione pensioni, il 10 febbraio flessibilità in uscita e il 19 febbraio previdenza complementare.
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