La moglie non si deve mai spiare, nemmeno se questo serve per raccogliere le prove del tradimento della consorte utili alla causa di separazione. Lo sottolinea la Corte di Cassazione che ha accolto, ai soli fini civili, il ricorso di Giuliana G., in via di separazione dal marito Francesco C., che veniva pedinata 'continuamente anche in ore notturne dal marito, persino nei momenti in cui i figli stavano con lui'. La moglie aveva cosi' denunciato il marito per molestie ma la Corte d'appello di Bologna, in riforma della sentenza di primo grado, nel marzo del 2006 assolveva l'uomo 'perche' il fatto non sussiste', anzi sottolineando che lo aveva fatto per 'assicurare la cura dei figli minorenni'. Per la Suprema Corte (sentenza 37765), che ha accolto il ricorso della moglie costituitasi parte civile, 'la pendenza di un processo di separazione tra coniugi non consente certamente al marito di comportarsi in modo vessatorio o petulante nei confronti del coniuge, nemmeno quando siano presenti figli minori'. Va detto che il reato di molestie per il quale Francesco C. era stato condannato dal Tribunale di Forli'-Cesena si e' prescritto ma la Prima sezione penale, 'in considerazione dell'insistente presenza della parte civile', come avevano registrato i giudici di merito, ha considerato la vicenda ai soli effetti civili e ha evidenziato che 'la sentenza impugnata si limita invece a qualificare ogni approccio o tentativo di approccio del marito alla moglie come ispirato dall'esigenza di tutela della prole, senza prendere in esame o fornire alcuna interpretazione su specifici comportamenti in modo vessatorio o petulante nei confronti del coniuge, nemmeno quando siano presenti i figli minori'.
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