L'inchiesta del Corriere sul piano segreto. Numeri che a gennaio 2020 si è stabilito di non divulgare per non spaventare la popolazione

di Gabriella Lax - Già a gennaio il governo aveva un piano per affrontare l'emergenza coronavirus. Una strategia che, però, si è pensato di non divulgare per non spaventare la popolazione. A fare luce su quanto accaduto è un'inchiesta del Corriere della Sera.

Il piano per contrastare l'emergenza

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Il piano per fronteggiare l'emergenza era stato messo a punto dalla Direzione programmazione sanitaria del ministero della Salute, insieme all'Istituto superiore di sanità e all'Inmi Spallanzani. La ratio dello strumento era trovare mettere insieme «le azioni da attivare in relazione allo sviluppo degli scenari epidemici, al fine di contenerne gli effetti». Erano 55 le pagine in cui erano descritti scenari fino a quel momento inimmaginabili. Le indiscrezioni catturate dal Corriere adesso hanno trovato conferma nelle parole del ministro alla Salute Roberto Speranza.

La notizia che avrebbe diffuso il terrore

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Ma qual era l'informazione che avrebbe spaventato gli italiani tanto che si è deciso di tenerla segreta? Era il risultato delle proiezioni dell'epidemia di Wuhan: la parte più devastante, con un tasso di contagiosità (R0) superiore a 2 se l'Italia non avesse scelto di fermarsi completamente. I numeri calcolati dall'Imperial College, università di ricerca pubblica di Londra, parlavano di un numero di morti da 600 ad 800mila. Di fronte a questo pensiero anche il miglior sistema sanitario al mondo sarebbe crollato. Da qui la decisione a gennaio, presa da Speranza ed il Comitato tecnico scientifico di non divulgare il documento e preparare task force contro il virus.

Urbani: «Il piano c'era. Niente vuoti decisionali»

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E, a difendere l'operato del governo c'è Andrea Urbani, direttore generale della Programmazione sanitaria, che spiega «Non c'è stato nessun vuoto decisionale. Già dal 20 gennaio avevamo pronto un piano secretato e quel piano abbiamo seguito. La linea è stata non spaventare la popolazione e lavorare per contenere il contagio». Ed infine, evidenzia «Con il senno di poi sarebbe stato meglio un lockdown immediato. Ma allora c'erano solo i due cittadini cinesi e si è deciso di assumere scelte proporzionate».

La circolare del 5 gennaio

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E, prima ancora, il 5 gennaio, la Direzione generale della prevenzione sanitaria inviò a Regioni e ministeri, una circolare dal titolo "Polmonite da eziologia sconosciuta - Cina", nella quale venivano chiariti i sintomi clinici dei primi 44 casi di Wuhan: febbre, difficoltà respiratorie e lesioni invasive ai polmoni. La circolare contiene anche le raccomandazioni dell'Oms che rilette oggi lasciano molte perplessità: poiché si «raccomanda di evitare qualsiasi restrizione ai viaggi e al commercio con la Cina in base alle informazioni attualmente disponibili su questo evento». Fortunatamente il nostro Paese il 30 gennaio chiuse ai voli provenienti dalla Cina.



Foto: 123rf.com
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