di Gabriella Lax - Ad eccezione di un contributo minimo mensile, addirittura inferiore al cd. reddito di cittadinanza, i Giudici di Pace, sono stati totalmente dimenticati. Ad affermarlo in una nota (sotto allegata) Olga Rossella Barone, presidente del Coordinamento magistratura di Pace, indirizzata al presidente del consiglio Giuseppe Conte, al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, al presidente del Consiglio nazionale forense, Andrea Mascherin e a Giovanni Malinconico, presidente dell'Organismo congressuale forense.
- Giudici di pace, la richiesta di un decreto d'urgenza
- La situazione degli uffici e dei giudici di pace
- Giudici di pace, nuova stagione di scioperi all'orizzonte
Giudici di pace, la richiesta di un decreto d'urgenza
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Lo spunto arriva punto dalla denuncia sollevata dall'Ocf che «lancia un grido di allarme attestando come, nel disinteresse generale, nulla sia stato disposto per la ripresa dell'attività negli uffici del Giudice di Pace, definita ormai cenerentola della Giustizia italiana». La presidente Barone sottolinea che, in tempo di pandemia, i giudici di pace hanno continuato a lavorare per «ottemperare ai provvedimenti d'urgenza, legati in particolare alle convalide degli extracomunitari, ma anche per definire i provvedimenti decisori». Ma non solo. dei protocolli che avrebbero consentito, almeno nella fase iniziale, di riprendere le attività in piena sicurezza personale e eliminando, o quantomeno limitando, l'affluenza negli uffici». Alcune richieste erano state già presentate: «Abbiamo richiesto all'Esecutivo - si legge nella nota - e tutte le istituzioni di intervenire responsabilmente con un decreto d'urgenza per concedere ai giudici di pace cd. in regime transitorio una stabilizzazione nel loro ruolo di Giudici di Pace - lo ripetiamo da anni senza alcuna aspirazione, sebbene idonei, ad entrare nei ruoli dei togati - prevedendo un trattamento retributivo, previdenziale e assistenziale fisso non inferiore a quanto già disposto per i giudici di pace nel bilancio attuale».
La situazione degli uffici e dei giudici di pace
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A fronte di ciò, il presidente sottolinea come quello dei giudici di pace sia «l'unico ufficio in cui: i presidi sanitari allo stato assenti in tutti uffici dislocati sul territorio nazionale; barriere e/o strumenti atti a disciplinare l'afflusso dell'utenza, sia agli ingressi degli edifici che all'interno delle aule; protocolli e circolari per l'applicazione delle misure precauzionali igienico sanitarie». Ed ancora si tratta degli «unici lavoratori in Italia congiuntamente ai MOT, che, nel periodo dell'emergenza COVID si ritrovano nella paradossale situazione, non solo di non aver retribuzione, ma in particolare di essere privi di una copertura assistenziale e previdenziale, per cui, di fatto non possono né ammalarsi di covid 19». Cosa ancor più grave: sono privi di Tfr e pensione di reversibilità per i propri congiunti. Ed ancora, i giudici di pace saranno gli unici professionisti che «quantunque la riforma Orlando (fortunatamente) non possa andare a pieno regime nel 2021, subiranno le residue disposizioni normative ancora in vigore, quali l'iniqua previsione retributiva, l'applicabilità alla categoria dell'art. 21 dlgs 116/2017 in materia di sanzioni disciplinari e la cessazione dell'incarico a 68 anni anziché a 70 anni».
Giudici di pace, nuova stagione di scioperi all'orizzonte
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Di conseguenza chiude la nota «ad agosto del 2021 la maggioranza dei Giudici di Pace, sarà costretta ad abbandonare l'incarico, ma che, profilandosi, ancora una volta, l'esistenza non solo di magistrati e avvocati, ma, soprattutto, di cittadini di serie A e di serie B - ed ancora - sarà inevitabile proclamare una nuova stagione di scioperi, suggellando definitivamente l'assioma della paralisi giudiziaria e la conseguente ricaduta nazionale in termini economici. Ciò, peraltro, in una fase di emergenza giustizia che, ripetiamo, richiederà la tutela dei diritti dei cittadini e dove sarebbe obbligatoria la presenza di professionisti che evitino il collasso della stessa e le ricadute sull'economia nazionale».
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