L'Associazione Italiana Giovani Avvocati chiede, nel rispetto delle misure di sicurezza e contenimento, che anche il settore giustizia sia messo in grado di ripartire e non rimanga paralizzato

di Lucia Izzo - La c.d. "Fase 2" dell'emergenza epidemiologica dovuta alla diffusione del Coronavirus è pronta a partire. Si prepara ad affrontarla anche il settore giustizia, che, pur non essendosi mai fermato completamente, ha comunque dovuto fare i conti con misure di distanziamento sociale, rinvii, sospensioni e procedure eccezionali da adottare durante questo periodo particolarmente difficoltoso per il paese.

Tuttavia, non tutte le disposizioni adottate sono state ritenute congrue dagli operatori del settore. In particolare, una vera e propria bufera di dissensi ha provocato il pacchetto di misure approvato dal Parlamento in sede di conversione in legge del D.L. Cura Italia ha determinato l'operatività di quello che è stato ironicamente definito processo "da casa" in quanto fortemente incentivante i collegamenti da remoto sia in ambito civile che penale (v. Decreto cura Italia: il processo 'da casa' è legge).

Possibile rinvio delle udienze fino al 31 luglio

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Viste le numerose polemiche, il Governo ha corretto il tiro intervenendo con il D.L. n. 28/2020 (pubblicato in G.U. n. 111 del 30-4-2020) che ha avuto l'effetto di limitare l'indiscriminato utilizzo dello strumento del processo con collegamenti da remoto.


Inoltre, questo provvedimento ha anche prorogato fino al 31 luglio 2020 (anziché 30 giugno 2020) il periodo temporale entro il quale i capi degli uffici giudiziari sono autorizzati ad adottare tutta una serie di disposizioni organizzative per contrastare l'emergenza COVID-19. Tra queste viene consentito anche il rinvio delle udienze a data successiva al 31 luglio 2020 (anziché 30 giugno 2020) nei procedimenti civili e penali.


Per approfondimenti: Processo da casa: il Governo corregge il tiro

AIGA: "Serve una vera Fase 2 per la giustizia"

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"Non condivisibile appare, anzitutto, la decisione di prorogare il termine originariamente previsto del 30 giugno 2020 al 31 luglio 2020, che comporterà in concreto una sostanziale paralisi della Giurisdizione fino a dopo l'estate" ha reso noto AIGA (Associazione Italiana Giovani Avvocati) in un Comunicato Stampa del 2 maggio 2020 (qui sotto allegato) formulando osservazioni su quanto previsto dal D.L. 28/2020.

L'Associazione esprime "forti perplessità in ordine alla conferma della decisione di demandare ai capi degli uffici giudiziari dei singoli Tribunali tutta l'organizzazione della fase 2, con conseguenti provvedimenti adottati dalle Autorità Giudiziarie diversi in ogni Tribunale".

AIGA ritiene debba essere il Governo ad adottare misure chiare e uniformi su tutto il territorio nazionale, "anzitutto al fine di evitare la discrezionalità in capo al singolo magistrato di poter decidere autonomamente il rinvio delle udienze a dopo settembre".

"La Giustizia - si legge nel comunicato - quale servizio pubblico essenziale per il nostro Paese, non può subire ulteriori rallentamenti o essere considerata uno di quei settori da far 'ripartire' per ultimo", posto che anche gli avvocati, "figure imprescindibili del sistema giustizia (...) al pari di ogni altro soggetto hanno necessità di riprendere a lavorare onde non subire le devastanti conseguenze economiche determinate dalle limitazioni imposte dall'emergenza sanitaria".

Per questo AIGA ritiene che le udienze, "luoghi e fasi in cui si esplica l'attività processuale demandata anche agli avvocati" debbano potersi celebrare, "ovviamente in modalità compatibili all'osservanza di tutte le misure di sicurezza e precauzionali atte a contrastare la diffusione del Covid19".

Trattazione scritta nei procedimenti civili

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Quanto ai procedimenti civili, l'Associazione chiede che sia consentita la trattazione scritta, qualora vi sia accordo tra le parti, in tutti i procedimenti e con modalità uniformi in tutti i Tribunali, "attraverso lo scambio ed il deposito telematico di un verbale firmato digitalmente contenente richieste, conclusioni e repliche e la successiva adozione fuori udienza del provvedimento del giudice".

Relativamente al periodo emergenziale, si propone altresì di rendere obbligatoria la trattazione scritta in alcuni casi, ad esempio per le udienze di richiesta di rinvio per precisazione delle conclusioni o per l'udienza di precisazione delle conclusioni di primo e soprattutto di secondo grado. Negli altri casi, invece, andrebbe valorizzata la possibilità di svolgere le udienze da remoto (escluse quelle di prova testimoniale).

Processo penale: limitati i casi di udienze da remoto

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Nel settore penale, pur apprezzandosi l'aver escluso dal novero delle udienze da svolgere da remoto quelle di discussione e quelle relative alla escussione di tutti i soggetti chiamati a testimoniare, AIGA ritiene necessario "un provvedimento uniforme nazionale che preveda di celebrare, in sicurezza, le udienze dove non vi sia la presenza di ulteriori soggetti diversi dall'imputato, dal difensore, dal giudicante, dal cancelliere e dal pubblico ministero".

Solo qualora la celebrazione del processo "tradizionale" (nelle aule di udienza) non possa essere attuata, non potendo essere garantita la sicurezza sanitaria delle persone, la giovane avvocatura apre alla previsione di udienze da remoto, per la sola fase emergenziale, ma limitate al solo svolgimento di alcune attività.

Tra queste si annoverano: le prime udienze ove non siano previste eccezioni preliminari, le istanze per accedere alla messa alla prova, i rinvii per mancato deposito del programma da parte dell'UEPE, le udienze in esito a messa alla prova, le richieste di procedere a giudizio abbreviato non condizionato e le udienze di applicazione della pena su richiesta delle parti ove già concordata con il pubblico ministero.

Scarica pdf AIGA Comunicato Stampa 2 maggio 2020

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