I coniugi con un diverso credo religioso che hanno 'dissidi' anche 'violenti' a causa delle divergenze sull'educazione da impartire ai figli non necessariamente vanno condannati penalmente se il loro dissenso sfocia in reazioni violente. In questo modo la Sesta sezione penale della Cassazione ha confermato l'assoluzione dal reato di maltrattamenti ad un marito calabrese Vincenzo E., 54 anni, denunciato dalla moglie Chiarina, testimone di Geova, per 'averla maltrattata con ripetute offese, minacce, aggressioni alla sua integrita' fisica'. Le liti tra la coppia, come si legge nella sentenza 40789, erano diventate sempre piu' accese 'in parte per i continui dissidi circa l'educazione religiosa dei figli, che la moglie, testimone di Geova, impartiva secondo la propria fede, in contrasto con il marito', in parte per la 'relazione adulterina' che il coniuge intratteneva con un'altra donna. Secondo la Suprema Corte, che ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Procura presso la Corte d'appello di Catanzaro che si era opposta all'assoluzione dell'uomo, legittimamente l'uomo e' stato assolto sia in primo che in secondo grado (Corte appello di Catanzaro, dicembre 2004), perche' 'si e' ritenuto che le condotte' a lui imputate 'fossero espressione di una reattivita' estemporanea che affondava le sue radici nel clima del dissidio tra i coniugi derivante sia dalla diversa religione praticata' dalla donna 'sia, soprattutto, dalla relazione adulterina intrattenuta' dal marito 'che tuttavia la congiunta era disposta a subire, non sollecitando la separazione dal marito'. In 'tale clima', annota ancora piazza Cavour, 'andavano collocati gli episodi di percosse di cui aveva parlato la figlia Roberta'. Da qui la definitiva assoluzione dell'uomo.
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