- Blocco dei licenziamenti più flessibile
- Quando si può licenziare
- Via libera ai licenziamenti: le interpretazioni della dottrina
Blocco dei licenziamenti più flessibile
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Il blocco dei licenziamenti non è venuto del tutto meno, ma, alla scadenza dei cinque mesi dalla sua introduzione, è divenuto più flessibile.
Se, infatti, nella prima fase non era possibile in alcun modo procedere a recessi datoriali, collettivi o individuali, sorretti da motivi economici, oggi il licenziamento torna possibile ma solo in alcuni casi.
Quando si può licenziare
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In particolare, in forza di quanto previsto dall'articolo 14 del decreto legge n. 104/2020, si può procedere a licenziamento nelle seguenti ipotesi:
- cessazione definitiva dell'attività di impresa, se nel corso della liquidazione non si proceda a trasferimento d'azienda o di un ramo di essa;
- accordo collettivo aziendale, stipulato dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale, di incentivo all'esodo, limitatamente ai lavoratori che vi aderiscono (che potranno beneficiare della Naspi);
- fallimento, se non è previsto l'esercizio provvisorio dell'impresa o ne è disposta la cessazione (se è disposto l'esercizio provvisorio per uno specifico ramo dell'azienda, il divieto di licenziamento non interessa i settori non compresi nello stesso).
Via libera ai licenziamenti: le interpretazioni della dottrina
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Secondo gli interpreti, l'articolo 14 permetterebbe, implicitamente, i licenziamenti anche nelle seguenti ipotesi:
- quando il datore di lavoro ha esaurito le 18 settimane di fruizione della cassa integrazione guadagni;
- quando il datore di lavoro ha deciso di modificare l'organizzazione imprenditoriale, ad esempio chiudendo un reparto, e non può ricorrere né alla sospensione dei lavoratori né alla riduzione di orario.
Inoltre, sempre secondo un'interpretazione estensiva delle norme, a partire dal 18 agosto potrebbero essere riavviate le procedure di licenziamento collettivo non riconducibili al coronavirus.
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